Venerdì sera, all’ingresso in campo di Lecce-Sassuolo - per la precisione sotto il tunnel del Via del Mare - l’arbitro Juan Luca Sacchi della sezione di Macerata ha evitato di dare il cinque all’assistente di linea Francesca Di Monte, sezione di Chieti. Il tutto è stato trasmesso dalla tv.
Non è stato necessario il ricorso al Var per giudicare il fallo da ultimo uomo di Neanderthal del giovane direttore di gara (l’Aia l’ha giudicato involontario): è bastata l’espressione del volto della spiazzatissima Di Monte, traducibile così: “ma che stro...ata”.
Giustificazione pubblica a parte, il presidente degli arbitri Pacifici e il designatore Rocchi non hanno comunque apprezzato la scena. Che ha fornito un’immagine poco simpatica dei rapporti personali. Perché non è pensabile che nel 2023 ci siano arbitri che non accettano ancora la presenza delle colleghe. Meglio arbitro cornuto che arbitro misogino.
Il regolamento deviato
In Empoli-Udinese è stato annullato il gol di Caputo per un intervento di Bijol che il Var ha considerato “deviazione (in scivolata)” e non “giocata”. L’interpretazione videoarbitrale ha determinato il fuorigioco dell’attaccante empolese.
Ho rivisto un paio di volte l’azione e sono giunto alla conclusione che se quella è una devizione, e non il tentativo del difensore di evitare che il pallone giunga al centro dell’area (giocata); beh, se è così, siamo tutti un po’ deviati. In primis il regolamento.