MILANO - Le certezze della continuità contro il piacere di cambiare. Le differenze tra Inter e Milan nascono anche nelle idee di Inzaghi e Pioli. Partendo dal tecnico nerazzurro, il suo animo è decisamente conservativo. Nel senso che, una volta data un’impostazione tattica e un’identità alla sua squadra, difficilmente muta lo spartito. Sempre che, ovviamente, i risultati lo premino. L’allenatore rossonero, invece, ama intervenire, correggere, addirittura rivoluzionare, in caso di necessità. Anche l’ultimo mercato ha confermato questa doppia linea. Perché l’Inter, nonostante 12 volti nuovi in rosa, si è ripresentata con lo stesso abito: un abito di successo, alla luce dei 4 trofei conquistati in 2 stagioni e della finale di Champions raggiunta. Ogni innesto, insomma, è stato studiato per mantenere la stessa fisionomia. E, intanto, al di là di Sommer e Thuram, tutte le altre new-entry stanno aspettando il loro turno in panchina. Anche il Diavolo ha avuto un mercato in entrata in doppia cifra, ma l’obiettivo era proprio quello di cambiare: più fisicità e solidità in mezzo al campo, più imprevedibilità in attacco e finalmente alternative all’altezza. Pioli dà proprio l’aria di divertirsi quando ha la possibilità di sperimentare. Sarà il derby, però, a dire se tutte le novità rossonere hanno permesso di colmare il gap.
Inter, 12 nuovi. Milan, è rivoluzione
Sono andati entrambi in doppia cifra, ma è stata l’Inter a vincere il derby degli acquisti, o dei nuovi innesti: Inzaghi, infatti, può contare su 12 volti nuovi, contro i 10 a disposizione di Pioli. Si tratta, in ogni caso, di una mezza rivoluzione per entrambi. Il Diavolo, però, ha investito di più: 134 milioni contro quasi 108. Tuttavia, la vera differenza è che Marotta e Ausilio hanno dovuto mettere in piedi una campagna trasferimenti a costo zero: quanto è uscito, o uscirà dopo i riscatti, è rientrato o rientrerà. Il tandem Furlani-Moncada, dopo il foglio di via dato Maldini e Massara, sfruttando i conti a posto, ha potuto chiudere con un disavanzo di una sessantina di milioni. Per entrambe le società, i margini di manovra sono stati ampliati attraverso una cessione pesante: Onana, per oltre 50 milioni, nel caso dell’Inter, e Tonali, per 70, nel caso del Diavolo. Ad ogni modo, viale Liberazione ha messo in piedi le due operazioni più pesanti per il mercato italiano. Il top è Frattesi, passato alla corte di Inzaghi per complessivi 33 milioni, distribuiti tra prestito (6) e riscatto (27). Subito dietro si piazza Pavard, acquistato a titolo definitivo per 30 milioni. In casa rossonera, invece, il colpaccio è Chukwueze, 20 milioni più 8 di bonus, seguito da Reijnders, portato a Milano per complessivi 24.
Inter azzurra, il Milan straniero
Nell’Italia che, mercoledì sera, ha battuto l’Ucraina erano 4 i nerazzurri titolari, con il quinto, Darmian, che era in panchina. Nessuna traccia, invece, di giocatori rossoneri. Del resto è una conseguenza di come le due squadre milanesi sono state costruite in questi anni. L’Inter, infatti, ha scelto la linea autarchica, privilegiando il senso di appartenenza che dovrebbe nascere più spontaneamente in un calciatore nostrano. Il Diavolo ha scelto una via completamente opposta, puntando sugli stranieri, individuati e selezionati attraverso la propria struttura di scouting. In questo senso, il Milan si è preso pure un vantaggio per quando riguarda il monte ingaggi: tutti o quasi i suoi stranieri, infatti, hanno potuto o possono beneficiare del decreto crescita. Domani sera, comunque, Inzaghi lancerà 4 dei suoi azzurri dal primo minuto, solo Frattesi si accomoderà in panchina. Gli italiani potrebbero diventare anche 5 se, all’ultimo minuto, Acerbi riuscisse a scalzare dai titolari De Vrij. Il Milan, invece, come “indigeno” avrà solo Calabria, che comunque avrà sul braccio la fascia di capitano. Il Diavolo, peraltro, nell’ultimo mercato ha perso il suo unico azzurro, ovvero Tonali, ceduto al Newcastle. Per sostituirlo, sono arrivati un inglese, Loftus-Cheek, e un olandese, Reijnders…
Inter-Milan, esperienza contro gioventù
Esperienza contro gioventù, seppure con quale eccezione. Anche l’ultimo mercato ha confermato la diversa impronta di Inter e Milan. I nerazzurri, infatti, pur con qualche innesto di prospettiva, restano la big con l’età media più alta, ovvero 28,4 anni. I rossoneri, invece, continuano a puntare su giocatori in divenire, con margini di crescita, tanto che la rosa di Pioli è la più giovane delle grandi (25,7), addirittura di quasi 3 anni rispetto a quella di Inzaghi. Si tratta di filosofie differenti, che nascono però da diverse esigenze societarie. Il Diavolo, ad esempio, può permettersi di progettare e guardare al futuro. Mentre viale Liberazione, per abbassare i costi, deve mettere nel mirino svincolati anche top, ma non sempre giovanissimi. Ad ogni modo, nell’Inter che scenderà in campo nel derby, saranno 4 gli over 30: Sommer (34), Mkhitaryan (34), Darmian (33) e De Vrij (31 e non cambierebbe con il 35enne Acerbi). Nel Milan ce ne saranno soltanto 2, Giroud e Kjaer, con quest’ultimo in campo solo per la squalifica di Tomori e l’infortunio di Kalulu. Indicativo anche il dato sui millenial: per Inzaghi ci sono solo Asllani e Bisseck; Mentre, per il suo Diavolo, Pioli può contare sui vari Thiaw, Kalulu, Musah, Adli, Pellegrino, Okfaor e Romero.