Inter-Milan e il derby d'Europa

Inzaghi e Pioli condividono il primato in classifica e si preparano per la stracittadina con vista sullo scudetto
Xavier Jacobelli
6 min

L'una e l'altra hanno imboccato direzioni diverse per arrivare prime al traguardo. Un doppio traguardo: il ventesimo scudetto, cioè la seconda stella. Inter-Milan è il superderby annunciato per il 16 settembre; in realtà, è il superderby che durerà tutto l'anno. Non stupisca la partenza a razzo delle due milanesi: è il frutto di un mercato attento, oculato e figlio di un rischio calcolato che ha cominciato subito a ripagare chi ha deciso di correrlo. Sin da quando il prestito da restituire a Oaktree entro il 31 maggio 2024, ha obbligato Marotta e Ausilio a fare gli equilibristi sul filo invisibile steso fra Milano e Nanchino, ancora una volta i due si sono confermati all'altezza della loro fama. Fra arrivi e partenze, l'Inter si è ritrovata più forte di quando è arrivata alla finale di Champions League, dopo avere conquistato per il secondo anno consecutivo la Coppa Italia e la Supercoppa italiana. Simone Inzaghi, saggiamente confermato sino al 2025, dispone di una rosa che gli consente di avere due titolari per ogni ruolo.

Inter, quante soluzioni per Inzaghi

L'impianto di gioco è collaudato, con le varianti Sommer al posto di Onana e Thuram al posto di Lukaku e/o Dzeko. Già, Lukaku. Capita l'antifona a causa del dietrofront del belga, la società ha fatto bene a tagliare corto, così come ineccepibile è stata la decisione di chiudere la porta a Samardzic, o meglio, a chi ne cura gli interessi, perché c'è un limite a tutto, anche alle commissioni. Pavard e Frattesi sono i primi nomi della panchina lunga che, ad esempio, contro la Fiorentina ha consentito all'allenatore di mandare in campo l'ex Sassuolo per Barella, Cuadrado per Dumfries, Carlos Augusto per Dimarco, Arnautovic per Thuram, Asslani per Calhanoglu. Pavard non ha giocato perché è appena arrivato alla Pinetina, tuttavia è solo questione di tempo. Intanto, Deschamps l'ha convocato in Nazionale per le partite con l'Irlanda (qualificazioni europee) e la Germania (amichevole). Buon segno. Il ct ha chiamato anche Thuram che si presenta alla Francia galvanizzato dalla prima rete a San Siro, con tanto di assist, rigore procurato, ovazione dei tifosi (Lukaku chi?).

Giroud, patto con il Diavolo

Se l'ex Borussia fiancheggia in copertina l'Oro Toro, così ieri il Corriere dello Sport ha felicemente ribattezzato Lautaro, nel superderby Pioli opporrà loro Giroud che in tutta la carriera non era mai partito così bene: 4 gol in 3 partite, di cui 3 su rigore, a conferma di una micidiale media di realizzazione dal dischetto (ne ha sbagliati soltanto 2 su 34). Non male per un attaccante che il 30 settembre compirà 37 anni, ma deve avere fatto un patto con il Diavolo, absit iniuria verbis. Il francese è il terminale di un tridente che trova in Pulisic e Leao le frecce di un Milan spiccatamente votato a un calcio offensivo.

Milan, qualità al potere

Giocatori di questa qualità sono manna per un tecnico come Pioli che quest'anno si è inventato anche Calabria regista accanto a Krunic, con Theo Hernandez, alternantesi in sovrapposizione a Leao per disorientare le difese avversarie: la retroguardia romanista può confermare. E poi ci sono Reijnders che studia da Rijkaard e, per esempio, a Bologna ha dettato 27 passaggi giusti su 27, brillando anche a Roma per la capacità di verticalizzazione; Loftus-Cheek, il gigante che ha rimpiazzato Kessie in toto; Okafor, Musah, Chukwueze, i ricambi all'altezza dei compagni che sostituiscono quando essi hanno dato tutto. Strade diverse per arrivare prime al traguardo, si è detto. Con un denominatore comune: Inter e Milan hanno un gioco di livello europeo, votato all'attacco, rovesciandosi nella metà campo avversaria per imporre la propria manovra, non per subire l'altrui. Per questo si divertiranno anche in Europa.


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