Mancano 26 giorni all’inizio del campionato e, come ogni anno, nessun allenatore è stato finora accontentato. Forse possiamo escludere Pioli che, più o meno, ha già una squadra fatta, quanto forte lo capiremo strada facendo. Tutti gli anni va così, col mercato che si prolunga ben oltre l’inizio del campionato e che costringe gli allenatori a pensare e poi ripensare e poi ripensare ancora e talvolta a stravolgere il lavoro iniziato in ritiro e concluso solo dopo la prima o anche la seconda partita della stagione.
Ci vorrebbero due ritiri, uno durante il mercato e un altro subito dopo... Quest’anno sembra ci sia stata un’accelerata in questo (contro)senso. Per ora più di un allenatore sa di avere una squadra più debole del campionato scorso. Prendiamo la Lazio come primo esempio. Alla presentazione della squadra Sarri non ha parlato. E cosa avrebbe dovuto dire? Sono contento che Milinkovic sia andato in Arabia e che io abbia un campione in meno? Sono soddisfatto del mercato che abbiamo fatto finora? Posso garantire che con questo squadrone arriveremo ancora secondi, vinceremo due derby su due e faremo una grande Champions? Rispetto all’inizio della stagione, la formazione è la stessa meno Milinkovic, anche se un vuoto è stato colmato, ma era un vuoto imperdonabile: è arrivato Castellanos come vice-Immobile.
Juve, tutti i dubbi di Allegri
Come Sarri, e forse più di Sarri, è il suo corregionale Allegri a sperare che il mercato della sua squadra si concluda prima della chiusura ufficiale. Se il laziale sa almeno come ripartire sul piano tattico (4-3-3 e principi invariati), lo juventino, che percorre la strada opposta, ovvero sono le caratteristiche dei giocatori a determinare la tattica, vaga nel buio. Non sa ancora chi sarà il suo centravanti, non sa se Vlahovic va via e arriva Lukaku, non sa se Chiesa resta e non sa nemmeno (ma in questo caso il mercato c’entra poco) quando potrà riavere Pogba. Con Dusan si gioca in un modo, con Romelu in un altro.
Napoli, dipende tutto da Osimhen
Ieri abbiamo titolato in prima pagina “Osi, Garcia in ansia”. Ecco un altro allenatore che non vede l’ora di arrivare a fine mercato, anche se qui il rischio del “fattaccio” è comunque anticipato nei tempi. Dipende da Mbappé. Il nigeriano determina le fortune del Napoli, ma anche il suo gioco, il suo modo di attaccare l’area avversaria. Per ora Garcia va sulla strada tracciata da Spalletti, ma se fra 10 giorni, quando il debutto in campionato sarà più vicino, salterà Osimhen, dovrà ricominciare tutto da zero.
Inzaghi avrebbe una doppia necessità, la prima opposta come ruolo, non ha ancora il portiere, sta aspettando Sommer dopo la partenza di Onana (e di Handanovic) ma intanto le prime amichevoli, quelle che fanno capire tante cose, le giocherà con un portiere che non sarà quello titolare. E poi vorrebbe chiudere in fretta anche la vicenda dell’attaccante. Stesso desiderio di Mourinho e infatti i due hanno, fra gli altri, uno stesso obiettivo, Alvaro Morata.
Pensiamo allora a Italiano che di centravanti ne ha due, Cabral e Jovic, ma forse ne arriverà un altro (con una cessione, ovviamente) e sarà quello titolare. Un bel caos per tutti. Ci vuole davvero tanto ad accorciare i tempi del mercato? Qualcuno dice che giornali, radio, tv e siti specializzati ci potrebbero rimettere. Mah. Il calciomercato da noi, come in Spagna, come in Inghilterra e come in tanti altri paesi, dura dodici mesi all’anno senza interruzione. Si tratta solo di fissare date meno invasive. Ma, allenatori a parte, c’è davvero chi lo vuole?