Cristiano Giuntoli s’è ricordato di avere 19 esami sul libretto della facoltà di Architettura dell’Università di Firenze e con Spalletti ha progettato un capolavoro da scudetto chiamato Napoli. Poi, ancora con il signor Luciano, ha fatto come Bansky: dopo 8 anni ha preso e ha distrutto tutto quel che restava. E se n’è andato, dodici mesi prima della scadenza del contratto, però fedele a se stesso e alle sue aspirazioni. Alla voglia di avvicinarsi a casa, a suo figlio Alessandro, a Genova; al bisogno di nuove sfide. «Io la comunione l’ho fatta in uno scantinato a Viareggio, eh», tuonò una volta durante una discussione. Già, perché a lui discutere piace ed è allergico ai capricci. Basta chiedere ai suoi ex giocatori: certi faccia a faccia, negli spogliatoi.
Da Lobotka a Kvara: l'eredità lasciata da Giuntoli
E allora, la legge di Cristiano: famiglia, calcio, amici. Sì, lui è uno da zingarate e da cene tutti insieme, uno che non ama la solitudine, ma questa volta dovrà vedersela da solo. A Torino, almeno per il momento, non lo seguirà Giuseppe Pompilio detto Peppe, il suo storico vice. Un fratello. Un attore decisivo ma silenzioso del su o Napoli-show costruito negli anni con Sarri (sono legatissimi), Ancelotti, Gattuso e Spalletti: ha masticato amaro con Lobotka e Osimhen, due fenomeni a cui davano rispettivamente del ciccione e dello scarpone, e poi ha scartato il cioccolatino offerto da Zaccardo sottoforma di soffiata e l’ha trasformato in Kvaratskhelia. Un acquisto da 11 milioni, un anno fa: tra Kvara e Osi, al Napoli, ha lasciato un’eredità inestimabile. E poi ha preso Di Lorenzo, Rrahmani, Anguissa, Kim (appena venduto, 31,5 milioni di plusvalenza), il Cholito e Raspadori, tanto per citare alcuni dei campioni d’Italia, e ha dato il la alla rivoluzione dei miti: via Insigne, Mertens, Koulibaly, Ospina, Fabian. Un anno fa, a luglio, il mondo azzurro imprecava e lui rideva al mare, al Bagno Teresita di Viareggio, il solito; felice e fiero di aver abbattuto del 35% il monte-ingaggi e di aver comprato e opzionato altri golden boy: «Sto lavorando, non posso parlare», disse un giorno al telefono. Ma in sottofondo gridava l’uomo del cocco e dei bomboloni alla crema: e la sua amabile bugia salata si squaglia al sole. Un marchio di fabbrica.
Tutti i segreti del suo lavoro
Il metodo-Giuntoli è collaudato: puro fiuto e capacità manageriali. Uomini e numeri, proporzioni: sa scovare il talento puro - meglio se sconosciuto - e sa trattare i bilanci. Compra con quello che gli danno e vende bene. E poi fa così: telefonate su telefonate, offerte a chiunque (anche a Haaland a 18 anni) e video dalla mattina alla sera. Pure a tavola, un’ossessione. Il perno, però, è la fabbrica delle notizie: una rete di amici informatori, osservatori, allenatori, ex allenatori, agenti, giocatori, ex giocatori, colleghi, cugini, parenti dei magazzinieri. Alle spalle ha 40 anni di calcio, prima da calciatore di C e D e poi da direttore sportivo. Il miracolo Carpi - quattro promozioni in sei anni, dalla D alla A - e il miracolo Napoli. La storia, in genere, va così: prima del club chiama un agente o un giocatore - o entrambi - e comincia una corte spietata per assicurarsi il gradimento che neanche il principe azzurro. Pardon, bianconero: telefonate, appuntamenti in incognito, cene su cene, riunioni in casa, barca, hotel, promesse di bonus, scatti alla qualificazione, al gol e alla risposta. Colpi di scena, litigi veri o finti. Da cinema, da depistaggio. E bugie, per tutti: vecchio stampo, mai svelare un obiettivo, e mai e poi mai dire la verità. Cristiano Giuntoli è un maestro dell’arte della persuasione acquisita in Toscana, terra di lingua svelta, a poco più di 25 chilometri da Collodi. Provincia di Pinocchio. Per non farsi sgamare farebbe e ha fatto di tutto: Osi lo ha trattato al largo di Montecarlo, in barca, e poi l’ha nascosto per giorni tra la Sardegna e Napoli. A Kvara fece fare le visite mediche mesi prima di annunciarlo sotto falso nome: tanto, chi lo conosceva? Stanarlo è un gioco complesso ma divertente. Certo, ogni tanto prende qualche cantonata: l’inglese Tuanzebe, nel 2022, lasciò Napoli prima della fine della stagione con 2 presenze e una certa fretta di sposarsi a Manchester - come voleva la fidanzata - senza che nessuno se ne accorgesse.
Da Napoli a Torino
Nato a Firenze e cresciuto ad Agliana, nel pistoiese, tra i campetti dell’oratorio e il bar di suo nonno: ore e ore a parlare di calcio e ciclismo. Ha studiato Architettura, dicevamo, e ha fatto 19 esami come voleva mamma Cosetta, elegante, dolce e discreta. La sua prima tifosa: va in ritiro e anche allo stadio. A marzo 2022, a 50 anni, è diventato padre: la sua compagna, Elena, gli ha regalato Alessandro. E vivono a Genova, a due passi da Torino e dalla Juve. La storica rivale del Napoli: Giuntoli, da oggi, è un avversario dei napoletani. E questa volta non è mica una bugia.