ROMA - Volevano cambiare la giustizia sportiva in un lampo e con un colpo di decreto, ma il rischio adesso è che il tentativo passi alle cronache come un “pasticcio all’italiana”. Il governo aveva inserito tra le pieghe di un decreto legge sulla pubblica amministrazione, che oggi verrà discusso in Consiglio dei Ministri, un provvedimento ispirato dalla sollevazione popolare e dalle polemiche nate dopo le incertezze legate al caso plusvalenze della Juventus. «Mai più un caso del genere» gridavano da Palazzo Chigi. E così si è pensato di agire, e di farlo in fretta, come aveva promesso del resto anche il titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il risultato degli sforzi è stato un testo per impedire le penalizzazioni a stagione in corso, dopo aver pensato addirittura di dire “no” ai processi sportivi mentre si svolgono le competizioni; quest’ultima possibilità è sparita da una bozza all’altra, mentre sulle «penalità applicabili solo una volta passata in giudicato la sentenza che definisce il giudizio» si è continuato a discutere fino a ieri mattina.
Protesta
Dallo sport, ovviamente, è nata una protesta unanime, arrivata fino al Comitato Olimpico Internazionale. I rumors raccontano di una chiamata a Roma direttamente di Thomas Bach, presidente del Cio, da sempre un fiero sostenitore e alleato del Coni di Giovanni Malagò; il quale, percependo l’attacco del governo, due giorni fa aveva detto al termine della riunione di Giunta che la giustizia sportiva sulla situazione della Vecchia Signora «ha funzionato». Anche l’Uefa aveva fatto filtrare una certa preoccupazione per le ricadute internazionali (in ottica calcistica) della norma. Ad arginare l’intervento è stato il Dagl, Dipartimento Affari Giuridici e Legislativi della Presidenza del Consiglio, evidenziando due problemi: il primo è la possibile - per alcuni evidente - invasione di campo della politica nell’area dell’ordinamento sportivo (ci risiamo, dopo l’affannosa ricerca dell’autonomia del Coni nel 2020), il secondo riguarda la fondatezza giuridica dell’intervento, poiché nel caso in cui non fosse più possibile infliggere la pena nel momento in cui una squadra viene condannata, ma solo a campionato finito, si perde il concetto di afflittività e si rischia un totale ingolfamento dei procedimenti al Collegio di Garanzia durante l’estate, con evidenti cortocircuiti.
Plusvalenze
E se il “pasticcio” fosse stato, in realtà, un tentativo di giocare a carte scoperte? Qualche attento osservatore, infatti, fa notare che la fuga in avanti del governo arginata dal Dagl potesse essere un modo per “tastare” gli umori alla vigilia del pre-consiglio di ieri, spedendo quindi un messaggio chiaro allo sport che fatica ad autoriformarsi: una sorta di segnale, un avvertimento, reso esplicito in particolare da un passaggio nel testo (art. 23) che è parso un avviso ai naviganti: «Federazioni e Coni sono tenuti ad adeguare i propri regolamenti ai tempi di svolgimento dei processi [...] in difetto di adozione, provvede l’autorità politica delegata in materia di sport, con proprio decreto». All’interno del provvedimento c’è anche una stretta fiscale sulle plusvalenze (questa dovrebbe andare in porto), che però sembra non soddisfare Serie A e Federcalcio. La ratio è evitare gli abusi legati alle operazioni “fittizie”, rendendo valide ai fini fiscali solo le transazioni in denaro effettive e non gli scambi tra società senza alcun costo. La possibilità di dilazionare il pagamento delle tasse in cinque anni sarà dunque limitato. Secondo alcuni si penalizzano in questo modo i club che ricorrono allo strumento nel modo più congruo, e cioè non soltanto quando sono in perdita. Tra le altre novità previste in materia di sport c’è quella sui mandati delle federazioni, che trattiamo nell’altro pezzo in pagina, sui lavori in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e su una possibilità che il Cio considera in aperto contrasto alla carta olimpica, e cioè che i corpi militari possano nominare dei loro rappresentanti in Giunta e in Consiglio senza passare del voto.