Napoli, ’na cosa grande

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Napoli, ’na cosa grande© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
3 min

L ’indice di Kvara davanti al naso dopo i l gol personale per mettere a tacere i pochi, rumorosissimi critici, ma anche - con un pizzico di malizia tutta nostra - per imporre il silenzio della superiorità al campionato. So già che passeremo i prossimi giorni a ripetere e sentirci ripetere che è finita, lo scudetto assegnato, il Napoli imprendibile, si gioca per il secondo posto, Spalletti è il nuovo Sacchi o Sacchi lo zio di Spalletti e i babà sono molto meglio dei bonet. E siamo solo a metà gennaio. Qualcuno, in primis lo stesso Spalletti, proverà a sostenere che no, è ancora vivo e respira, ci sono 20 partite da qui a giugno e il Milan non è ancora fuori. Mi sta bene tutto: entusiasmo, realismo, gufismo, pompierismo, milanistismo. Di certo, la squadra che ieri sera con un calcio bellissimo ha dominato la Juve, segnando cinque gol in settanta minuti a una difesa che per otto partite di fila non ne aveva subito alcuno; beh, quella squadra lo scudetto meriterebbe di riceverlo già oggi. La differenza è stata impressionante.

"Osimhen vince da solo"

Sul 4-1 un allenatore importante mi ha inviato questo messaggio: «Osimhen vince da solo». È vero, ma solo in parte. Quando Osi è in serate come questa il Napoli gioca in dodici e l’avversario in dieci (Bremer devastato). Ma quando dietro il nigeriano si muovono di nuovo i migliori Kvara, Lobotka e Kim, fenomeni e sorprese dei primi tre mesi, e Di Lorenzo recupera intraprendenza e brillantezza, assistiamo a qualcosa di calcisticamente strepitoso. Per strapotere tecnico, tattico e fisico. La Juve è esistita una ventina di minuti in tutto: il 3-1 al decimo della ripresa le ha procurato uno stordimento che ha pochi precedenti e a quel punto il Napoli ha addirittura infierito. Stavolta non ne farei un discorso di individualità mancate: la squadra di Spalletti è entrata in campo per vincere, quella di Allegri per portare a casa almeno un punto. Hanno deciso le differenti consapevolezze, la stabilità ha strabattuto la precarietà di una stagione complicata e in parte sbagliata. Sono stati i primi venti minuti a mostrare il registro dell’incontro.

Il percorso da seguire

Fino a una sbavatura di Rrahmani si è visto soltanto il Napoli, poi le giocate di Di Maria hanno tentato inutilmente di cambiare il corso di una storia già scritta. Il primato del Napoli è una notizia importantissima per il nostro calcio perché - come abbiamo sostenuto più volte - indica il percorso da seguire anche ai più grandi: coraggio, competenza, lucidità sul mercato, lavoro e motivazioni possono produrre risultati impensabili. L’anno scorso fu il Milan a sviluppare il tema giusto, De Laurentiis l’estasiato l’ha ripreso e addirittura impreziosito.


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