Il vero derby del cuore è quello di sabato pomeriggio 22 marzo, ora fissata alle 18, stadio San Siro di Milano. Si chiama Milan-Monza ma significa tantissimo altro come è facilissimo intuire. È il derby del cuore di Silvio Berlusconi e della sua famiglia nata, cresciuta e vissuta con le insegne del Milan tatuate sulla pelle e adesso concentrata sulle vicende del Monza, l’ultimo capolavoro calcistico realizzato dalla premiata ditta Silvio-Adriano con la promozione storica in serie A conquistata in capo al traguardo dei 110 anni di attività raggiunto nel settembre scorso. Sulle chat dei tifosi rossoneri, evoluti e non, volano già le indiscrezioni sull’accoglienza, trionfale, da riconoscere al presidente che ha collezionato un numero industriale di trofei e successi in giro per l’Europa e per il mondo. «E’ l’uomo che ci ha cambiato la vita» scrivono ricordando il febbraio del 1986 quando “sua Emittenza” entrò come un ciclone nel calcio italiano, raccolse il Milan della gestione Farina sull’orlo del fallimento e impiegò appena un paio d’anni per centrare il primo scudetto con la rimonta spettacolare sul Napoli di Maradona.
La passione per il Milan, condivisa col fratello Paolo, con l’amico del liceo Fedele Confalonieri, col cugino Giancarlo Foscale, fu eredità del papà Luigi, la persona a cui dedicò il primo trofeo mondiale raggiunto a Tokyo nel dicembre dell’89 ricordando la tecnica utilizzata da bambino ai cancelli dello stadio («mi facevo piccolo piccolo»), quando si presentava mano nella mano col papà per non pagare il secondo biglietto. A Luigi Berlusconi è oggi intestato il centro sportivo ex Monzello, trovato in condizioni precarie e oggi rifiorito come sede d’eccellenza della Serie A.
Paolo Berlusconi, presidente del Monza, è il primo a giocare con i ricordi e con questo intreccio romantico che è Milan-Monza. «Si potrebbe dire che comunque finisca noi Berlusconi o vinciamo o pareggiamo ma non perdiamo...» racconta divertito prima di riannodare il filo della passione antica con il nuovo amore trovato in Brianza. «Se poi i diretti concorrenti di Milan e Monza dovessero fermarsi per un turno, beh allora persino il pareggio sarebbe un trionfo per tutti» la diplomatica conclusione. Se a Silvio e a Paolo suo fratello sarà reso l’onore al merito per il passato vincente, Adriano Galliani, monzese doc, e tifoso da bambino («a 5 anni mia madre mi portava al Sada, tornare al Monza è stato come Ulisse di ritorno a Itaca» la citazione sentimentale-letteraria) ha strappato una promessa a Paolo Maldini, in tempi non sospetti. «Gli ho chiesto di sistemarmi in tribuna nella stessa poltrona che occupavo da ad del Milan» raccontò nell’estate scorsa alla pubblicazione del calendario immaginando con larghissimo anticipo la gigantesca emozione da provare spuntando in tribuna d’onore a San Siro con le insegne del Monza e la marea dello stadio tutto milanista davanti agli occhi.
Il derby del cuore di Silvio Berlusconi è documentato da numerose testimonianze. Per esempio dalle foto provenienti dal buen ritiro in Sardegna, al tavolo con Galliani, davanti al televisore-gigante per assistere alla cavalcata tricolore del Milan nel mese di maggio scorso prima di volare a vedere live il Monza. Ancora, per esempio, dalla recente testimonianza di Paolo Maldini che raccontò «delle telefonate di Berlusconi a Pioli per raccomandargli di evitare la costruzione dal basso nel Milan» o del consiglio suggerito allo stesso Paolo «per acquistare un calciatore di cui non rivelerò l’identità nemmeno sotto tortura». O infine, appena acquisito il Monza in Lega Pro, gli chiesero conto di una eventuale sfida col Milan e lui, a sorpresa, spiazzando tutti, pronosticò che «beh, vincerebbe il Monza». Magari utilizzando le sue “dritte” sussurrate all’orecchio del giovane tecnico Palladino, ultima scoperta della premiata ditta Silvio-Adriano, una sorta di riedizione, della sorprendente scelta di Arrigo Sacchi che infiniti cambiamenti e trionfi “indusse” a quel Milan.