Classifica, dimensioni ed obiettivi alla mano, nessuno dei due può sbagliare questa partita. Ma allo stesso modo appare diversa la posizione di Simone Inzaghi da quella di José Mourinho che, da mesi, gode di favori popolari che l’interista ha cominciato a perdere insieme allo scudetto nella stagione scorsa. L’Inter è già stata sconfitta tre volte nelle prime 7 partite di campionato, più un’altra in Champions: 4 sconfitte su 9 partite ufficiali non rappresentano il cammino di una squadra costruita per vincere; se perdesse anche la quinta contro la Roma, sarebbe la metà esatta delle gare disputate. Peraltro in campionato sono state sconfitte pesanti, sempre con 3 gol sulla schiena: Lazio, Milan e Udinese. È terribile la differenza col campionato scorso: -5 punti, tre posizioni in meno (era terza, è sesta) e quasi la metà dei gol segnati (erano 22, tantissimi, ora sono 13, pochi). Con questi numeri, e con le difficoltà mostrate nello sviluppo del gioco, l’Inter non può perdere con la Roma, ha l’obbligo di rilanciarsi riannodando il filo del gioco.
Ma anche le ambizioni di Mourinho hanno subìto un ridimensionamento rispetto a quanto potevamo immaginare. In questo caso la differenza non è tanto fra la prima e la seconda Roma di José, ma fra quanto la Roma faceva intuire fino a poche settimane fa e quanto sta facendo adesso. Alla quarta giornata era in testa al campionato, alla settima ha 5 squadre davanti. In mezzo c’è stato la suonata di Udine, il 4-0 che non ti aspetti perché non c’era nessuna avvisaglia.
La sosta delle nazionali restituisce a Inzaghi il vero esterno sinistro della sua squadra. Se cercava un giocatore che più si avvicina a Perisic (attacco, scatto finale e cross dal fondo), glielo ha consegnato Mancini: con Lukaku finora è l’uomo in meno, Dimarco può diventare l’uomo in più dell’Inter. Per arginarne la furia azzurra, Mourinho potrebbe schierare su quella fascia il tecnico e molto offensivo Zalewski, come per consigliare al suo rivale di non esagerare da quella parte: se Dimarco mi lascia un po’ di spazio, glielo prendo tutto. Spinazzola invece, che ha preferito rinunciare alla Nazionale e fare gli ultimi passi verso il recupero completo a Trigoria, resterebbe a sinistra per arginare il dinamismo di Dumfries.
Sugli esterni ci sarà da divertirsi, ma per avvicinarsi al cuore della sfida diventa inevitabile parlare di Dybala. Il suo probabile rientro (non si sa ancora se dall’inizio o a gara in corso) ha la possibilità di alterare l’equilibrio della partita. Dybala è quel giocatore che, si diceva quando era sul mercato, sarebbe diventato nell’Inter del ferreo 3-5-2 di Inzaghi il giocatore da ultima mezz’ora. Lo avesse preso davvero, l’Inter, a quest’ora sarebbe titolare sicuro perché anche chi crede nel gioco spesso arriva a vedere anche il giocatore. Mourinho ha fatto di più, ha messo il giocatore (pardon, il campione) al centro del gioco e l’argentino ha già iniziato a ringraziare a modo suo. Se Simone punta allo spessore tattico e generale della squadra, José punta a quello tecnico e individuale: Pellegrini, Zalewski, Spinazzola, Zaniolo, Dybala, Abraham (magari un po’ più sveglio del solito) tutti insieme. Può essere l’idea per un fantastico Inter-Roma.