Le lancette dell'orologio segnano le 19:56 e rivelano il verdetto di questa lunga domenica di passione: il Milan è campione d'Italia per la 19ª volta nella propria storia. Uno scudetto arrivato a distanza di undici anni (l'ultimo fu di Allegri nella stagione 2010/11) e strappato con forza ai cugini dell'Inter, tenuti a distanza anche nella giornata decisiva. La squadra di Pioli ha superato 3-0 il Sassuolo a Reggio Emilia (doppietta di Giroud e rete di Kessie), quella di Inzaghi la Samp a San Siro con lo stesso risultato grazie a Perisic e ai due gol di Correa. Ma tutto ciò non è bastato a ribaltare la classifica finale e a regalare un epilogo thrilling a uno dei campionati più belli e combattuti dell'ultimo periodo. Il processo di ringiovanimento della rosa, intrapreso dalla dirigenza rossonera capitanata da Gazidis, Maldini e Massara, ha dato i suoi frutti: da Leao e Tonali a Theo Hernandez, passando per Kalulu, piombato nei cuori della tifoseria da sconosciuto per la modestissima cifra di 450 mila euro e presto diventato una certezza difensiva. E poi c'è Ibra, che merita una nota a parte. Veterano, condottiero, punto cardinale di uno spogliatoio verde. Staremo a vedere se quella del Mapei Stadium sarà stata la degna chiusura di una carriera da sogno. Ma adesso nella Milano rossonera è tempo di festa, aspettando che si concretizzi una nuova svolta epocale in società. La chiusura dell’affare Elliott-RedBird è sempre più vicina.
Leao in forma…scudetto!
In scioltezza, come spesso ha fatto in stagione. Il Milan di Pioli veste virtualmente lo scudetto alla fine del primo tempo, chiuso sul risultato di 3-0 e spaccato da uno straripante Leao, autore dei tre assist per i gol di Giroud (2) e Kessie. Tutto funziona, quella rossonera è una macchina perfetta in attesa che la clessidra faccia il suo dovere. Il Sassuolo è incapace di reagire, paga qualche errore grossolano di troppo, come i palloni ripetutamente persi con facilità da Maxime Lopez. La ripresa è di totale gestione, con il popolo rossonero a osannare Ibra già nel momento del riscaldamento e a tributare la meritatissima standing ovation a Giroud in occasione del cambio. Il fuoriclasse svedese piazza subito il colpo di testa che potrebbe valere il poker, ma l’assistente di Doveri ferma tutto per la posizione irregolare di Leao. Gli ultimi minuti di gara mostrano un Pioli emozionato, che ringrazia i tifosi per il coro in suo onore ormai diventato virale.
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Tris amarissimo per l’Inter
Inzaghi sorprende, lasciando in panchina Dzeko e piazzando Correa accanto all’inamovibile Lautaro. Nel primo tempo il tabellino di San Siro non si sblocca, nonostante le tante occasioni avute a disposizione dalla squadra nerazzurra. La fortuna non aiuta, la Samp fa il suo pur non avendo nulla da chiedere al campionato e le notizie di Reggio Emilia completano il quadretto. L’Inter torna dagli spogliatoi con un piglio diverso (stessa cosa fa la Samp, ma in senso opposto) tant’è che il copione viene completamente ribaltato: Barella s’invola dentro l’area di rigore e serve a Perisic il pallone dell’1-0 (49’) mentre Correa sale in cattedra firmando una doppietta in due minuti. Ma sono piccole gioie amarissime, accentuate anche dal ko dell’esterno croato, costretto a uscire in barella per uno strappo muscolare. Seconda stella andata, a Inzaghi non resta che consolarsi con Coppa Italia e Supercoppa.
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