Retrocessione, la giostra che non perdona

Retrocessione, la giostra che non perdona© ANSA
Marco Evangelisti
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D’accordo i paracadute, il maggiore equilibrio gestionale, il fascino di un campionato meno logorante della Serie A e di preziosa penetrazione territoriale, però date retta: scendere in B è un pessimo affare. Cominciando dall’amarezza dei tifosi per finire allla constatazione spiacevole che poi invertire la marcia diventa un problema. Nelle due stagioni prima di questa a nessuna delle retrocesse è riuscito il ritorno immediato e adesso siamo sulla buona strada per ripeterci, fermo restando che il Benevento ha tutte le possibilità di farcela. Aggiungiamoci il particolare che la Serie B ti marchia: l’ultima occasione in cui tutte le neopromosse in A si salvarono fu nella stagione 2007/08 e parliamo di Juventus, Napoli, Genoa.

Insomma, chi sta in Serie A vuole rimanerci e non molla finché c’è un filo a cui aggrapparsi. Ma i fili sono pochi e fragili, a tre giornate e mezzo dalla conclusione del campionato. Sei squadre non sono riuscite a scollarsi dal pantano, di qui al 22 maggio la metà di esse respireranno e tre saluteranno, con la speranza non troppo fondata di rivederci presto da questa parte del confine. Che siano state prese in mezzo realtà come le due genovesi e il Cagliari, che sia ancora lì orgogliosamente a cercare il suo filo la Salernitana la quale dopo sei giornate aveva accolto un punto e lungo il cammino è stata anche ceduta, che lo Spezia di Thiago Motta universalmente applaudito non sa riuscito a restarne fuori dimostra due teoremi. Primo, la Serie A non perdona errori di sottovalutazione del pericolo o superficialità, peccati per esempio del Cagliari che delle ultime otto partite ne ha perse sette. Secondo, questo sarà anche il campionato degli spiriti e dei famtasmi del palcoscenico se paragonato ai blockbuster inglesi, ma in qualsiasi verso si guardi la classifica, dalla cima al fondo o dal fondo alla cima, non trovi un senso, non hai idea di che cosa succederà e questo è bellissimo.

Per dire: ieri la Sampdoria si è agganciata al suo filo, che ormai è una fune, e ha quasi strappato quello del Genoa. Sapete tutti come non ci sia nulla di più perversamente emozionante che far soffrire l’altro pezzo calcistico della città in cui abiti. In quel modo, poi: concedendo il rigore dell’illusione e godendo nel vederlo sprecare. Il calendario sparge sale sulle ferite. È quasi sadico il Venezia-Cagliari dell’ultima giornata e ancora più sinistro il Salernitana-Cagliari di domenica prossima. Tra i campani del possibile miracolo sabatin-iervoliniano e il Venezia balla anche un recupero, giovedì. Squadre grandi e squadre in forma sono sparse equamente sulla strada di tutte. Alcune non ce la faranno e noi piangeremo con loro. Ma la legge è sempre stata questa e non può cambiare.


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