Tra il due a uno negato a Messias e l’uno a due siglato da Gyasi ci passa uno scudetto. Quello che fino a pochi minuti dalla fine di Milan-Spezia era ancora per i rossoneri un obiettivo possibile. E adesso è un traguardo che si allontana per Pioli, a cui fa onore l’educata accettazione di un torto così grande. L’arbitraggio di un calcio sempre più veloce non è impresa facile, e l’errore ci può stare. Ma stavolta l’errore si è messo negli ingranaggi del campionato. E li ha mandati in tilt.
È un errore della precipitazione quello di Marco Serra, trentanove anni e solo undici gare in serie A, poche per dirigere una squadra che punta al titolo. Ma nelle ultime due giornate la sequela di svarioni racconta una debacle generale, ancorché non sempre determinante rispetto ai risultati e alla classifica. E, più di tutto, dimostra una persistente idiosincrasia dei direttori di gara per il Var, nonostante l’auspicio più volte ripetuto dal presidente della Figc, Gabriele Gravina, a consultare l’occhio elettronico in tutte le situazioni dubbie.
Tuttavia, le responsabilità dell’arbitro oscurano ma non cancellano le contraddizioni del Milan, che sembra schiavo di un’irresolubile incompiutezza. È una squadra superdotata, ma afflitta da una fragilità caratteriale che la disunisce e la espone talvolta all’aggressione di avversari assai più modesti. Quanto è accaduto contro lo Spezia è un dramma dello spirito: i rossoneri si allungano troppo, si distraggono, si confondono e, con la complicità dell’arbitro, capitolano. Che questa arrendevolezza sia figlia della precocità anagrafica dei dieci undicesimi di Pioli - Ibrahimovic non fa media - poco conta. Messa a confronto con la spietata razionalità dell’Inter, mostra un divario difficilmente colmabile.
Cosicché la contendibilità dello scudetto ad oggi poggia più sul risorgimento del Napoli, che sulle capacità di recupero del Milan. Che pure nei prossimi due turni affronterà la Juventus in casa e il derby contro Inzaghi. Spalletti torna al successo e ritrova il palleggio veloce e autorevole, con cui si era imposto nella prima parte del girone di andata. Il suo Napoli è la squadra con la più ampia varietà tattica del campionato. A squadernarla ieri sulla tre quarti del Bologna ci hanno pensato la furbizia di Mertens, lo stato di grazia di Lozano, la sapiente regia di Fabian Ruiz e Lobotka, e la disposizione strategica di Zielinski, che rappresenta forse il miglior magistero del tecnico toscano. Inzaghi è avvisato: il rientro di Osimhen rimette il Napoli in corsa. L’Inter è ancora la squadra più squadra della serie A, ma non è imbattibile: a dispetto del pari, la sfida con l’Atalanta lo ha plasticamente dimostrato. Tutto è in gioco, c’è ancora da soffrire.