L’artiglio di Ibra a tempo scaduto, miracolo della torsione del corpo e della rapidità dell’intelletto, è un’emozione che infiamma. Ma per il Milan il bilancio dell’ultimo mese gela la ragione: sette punti nelle ultime cinque gare. Se il ribaltone ci sarà, lo sapremo stasera al termine di Inter-Cagliari, quando per la prima volta la squadra di Inzaghi potrebbe guardare la classifica dall’alto. All’undicesima giornata, cioè sei turni fa, Milan e Napoli staccavano i nerazzurri di sette lunghezze. Molte cose sono cambiate sotto il cielo del campionato. E molte possono ancora cambiare, perché lo scontro diretto tra Pioli e Spalletti può portare domenica in fuga due sole squadre, staccando chi perderà a San Siro.
Il periodo horribilis del Milan somiglia a una recidiva. Simile a quella che nello scorso campionato lo ha messo fuori gioco, dopo una partenza spaventosa. Il pari alla Dacia Arena suona come un sinistro presagio. Perché i rossoneri sono sovrastati fisicamente per novanta minuti e dominati a centrocampo da un’Udinese che cambia guida tecnica e torna con una difesa a tre, avendo tutto da guadagnare a centrocampo. Dove è sempre in anticipo e in raddoppio di marcatura, veloce nel palleggio e pungente in contropiede. La regia di Arslan, le incursioni di Deulofeu, il caparbio sfondamento di Beto schiacciano il Milan nella sua metà campo dal primo minuto, costringendo Bennacer a una regia arretrata e inconsistente. Il pasticcio lo completa poi un inguardabile Bakayoko, perdendo più volte palla in posizione strategica e consentendo in un’occasione all’Udinese di portarsi in vantaggio.
Ma anche nella ripresa la musica non cambia, nonostante Pioli ribalti completamente la sua mediana con Tonali, Kessie e Messias. Perché il calo di condizione affligge tutti i reparti. Per comprenderlo basta guardare la prestazione di Theo Hernandez, un tempo incontenibile, oggi un marcantonio senza agilità e senza alcuna capacità di pungere. Lo stesso può dirsi di Brahim Diaz, che il tecnico lascia in campo, sperando invano che prima poi si accenda. Lo spagnolo è l’ombra di quel fantasista capace fino a qualche tempo fa di smarcarsi sempre in anticipo e sorprendere con i suoi gol e i suoi assist. Oggi il suo palleggio è lezioso e inconcludente.
La toppa di Ibrahimovic, che vale il suo trecentesimo gol nelle cinque leghe top dietro a Cristiano Ronaldo e Lionel Messi, evita la sconfitta ma non scaccia le nubi sull’orizzonte rossonero. L’uscita dalle Coppe per il Milan dovrebbe essere un vantaggio. Per ora sembra un fattore di depressione, in un momento in cui il campionato entra in una fase cruciale. Le prossime gare selezioneranno i concorrenti alla volata finale. Milan e Napoli, entrambe decimate dagli infortuni, devono in ogni modo evitare che la rimonta dell’Inter si tramuti in una fuga, approfittando del calendario. Lo scontro diretto perciò vale uno spareggio. A cui Spalletti si avvicina con maggiore fiducia, non foss’altro perché da oggi recupera due pedine preziose come Insigne e Anguissa. L’Empoli testerà la condizione e il carattere degli azzurri. E neanche questa sarà una passeggiata.