Lazio-Juve, troppo Allegri per Sarri senza Immobile

Lazio-Juve, troppo Allegri per Sarri senza Immobile© ANSA
di Alberto Dalla Palma
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Non si sarà divertito nessuno, forse nemmeno i tifosi bianconeri, ma intanto Allegri e la sua Juve potrebbero aver vinto la partita della svolta all’Olimpico contro la Lazio e proprio contro Sarri, che era stato assunto a Torino per chiudere l’epoca del risultatismo e aprire quella del giochismo. Missione fallita in meno di un anno, anche se Mau aveva vinto lo scudetto contro tutto e contro tutti prima di lasciare il posto a Pirlo. Davvero un curioso gioco del destino, forse addirittura una rivincita silenziosa di Max, che in effetti si è presentato con una squadra poco predisposta a giocare ma talmente “cattiva” e concreta da portare via un 2-0 con il doppio rigore di Bonucci, che ci ha fatto pensare a quello sbattuto in curva da Jorginho, sempre sotto la Sud e sempre all’Olimpico. Se non altro, se dovesse servire ancora qualcuno che tira un penalty decisivo, anche Mancini potrà rivolgersi al centrale bianconero, a cui non mancano il coraggio e la sfacciataggine per affrontare il pericolo.

Allegri ha saputo affrontare l’emergenza grazie alla sua capacità di costruire comunque una Juve da battaglia: senza De Sciglio, Chiellini, Bernardeschi, Ramsey e Dybala, ha schierato un 3-5-2 degno di Antonio Conte, salvo correggerlo dopo pochi minuti a causa dell’infortunio di Danilo. Subito difesa a quattro e inserimento di un giocatore più offensivo, come Kulusevski, perché era rimasto poco altro da fare. Sarri, invece, ha provato a risolvere il problema creato dall’assenza di Immobile con due soluzioni che sono colate a picco per la medesima incapacità di incidere nell’area di rigore bianconera. Per oltre un’ora Pedro falso nueve con Zaccagni e la controfigura di Felipe Anderson sugli esterni, poi Muriqi nella posizione di Ciro con Pedro riportato sulla fascia e il baby Moro. Inutile dire che l’attaccante (?) kosovaro ha confermato ancora una volta di non essere all’altezza del campionato italiano nonostante la Lazio abbia investito su di lui quasi 20 milioni di euro e nonostante avesse il capocannoniere del campionato e un vice decisivo come Caicedo. Un’operazione misteriosa, che resterà custodita per sempre nella cassaforte dei segreti biancocelesti, e un problema enorme per Sarri se nel corso della stagione dovesse affrontare un’altra emergenza in attacco.

Come già era successo a Mancini nelle ultime due sfide che avrebbero dovuto consegnare all’Italia il pass Mondiale, anche al tecnico toscano è mancato Immobile, che da anni, secondo quanto dicono i numeri, è il miglior attaccante della serie A per distacco. Commovente la festa dell’Olimpico per celebrare il record di Ciro, capace di cancellare il record di uno come Silvio Piola: 161 gol in biancoceleste in poco più di cinque anni. Pensate come sarebbe cambiata Lazio-Juve con Immobile in campo: senza di lui, in 27 partite tra campionato e coppe, solo 8 vittorie, 6 pareggi e addirittura 13 sconfitte. Purtroppo per la squadra biancoceleste e per la stessa Nazionale non esiste una controfigura all’altezza di Ciro, che siano Belotti, Scamacca o Raspadori per Mancini o, addirittura, Muriqi per Sarri.

Ieri sera all’Olimpico Allegri potrebbe aver chiuso il suo momento più nero da quando riallena la Juve: la vittoria in casa di una diretta concorrente per un posto in Champions potrebbe assumere un peso decisivo non solo per la classifica (aggancio realizzato) ma anche per il morale, perché con il rientro degli infortunati, e in particolare di Dybala, la Juve potrebbe alzare il ritmo e riproporsi nel gruppo di vertice. Senza la paura di non divertire, proprio come è accaduto contro la Lazio: figuriamoci se uno come Max può dedicarsi adesso all’estetica piuttosto che al risultato, visto che non lo faceva nemmeno quando conquistava uno scudetto dietro l’altro. E stavolta ha anche il vantaggio di essere sostenuto dal club: non rischia più un altro licenziamento per noia.


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