Il Covid resta fino alla fine l’avversario che non t’aspetti. Il cluster della Nazionale incombe su tre campionati e, per una casualità che somiglia a una nemesi, anche su Juve-Napoli. Tra gli azzurri contagiati ci sarebbe un altro juventino. Che, sommato a Bonucci e Demiral, porterebbe a tre il numero dei bianconeri positivi a un giorno dalla partitissima. Per Zielinski e Elmas fermati dal tampone, la Asl di Napoli vietò la trasferta di Gattuso e compagni, con tutto il seguito di sanzioni, processi e polemiche che ne seguì. La storia ora si ripete e accende la tensione.
Florenzi, Grifo, Verratti, Bonucci e Cragno fanno cinque positivi. Ma altri due azzurri, un bianconero e un granata, sarebbero inciampati nel tampone. Se si sommano i contagi nello staff della Nazionale, si arriva a una quindicina di casi. La cautela di aver dormito in stanze separate non cancella il timore che il virus possa riservare altre sorprese.
Le ore e i minuti che ci separano dalle 18.45 di domani saranno interminabili. Perché questa gara rappresenta il tentativo di chiudere simbolicamente la stagione più drammatica che il calcio italiano abbia vissuto dal dopoguerra ad oggi. E anche se la classifica ridefinisce al ribasso le ambizioni delle due storiche rivali, Juve-Napoli resta un singolare spareggio. Il cui verdetto non sarà risolutivo per chi vincerà, ma certamente sarà esiziale per chi uscirà sconfitto. Né Pirlo, né Gattuso possono blindare la panchina, ma la Juve battuta in casa dal Napoli renderebbe il congedo dell’allenatore bianconero certo e imminente. Il pranzo di Agnelli e Allegri a Forte dei Marmi ha un tempismo troppo perfetto per apparire un incontro conviviale tra due vecchi amici. Se invece fosse il Napoli a capitolare, la probabile uscita dalla Champions del club azzurro coinciderebbe con la fine di un ciclo.
Questa precarietà sportiva dei due contendenti non toglie alla sfida un briciolo di emozione. Anzi la carica di un’inquietudine che in qualche modo pare epocale. La Juve ha dominato un decennio. E dopo Pasqua ci ha abituato al colpo di acceleratore che faceva il vuoto tra sé e le inseguitrici. Immaginarla arrancare a caccia di uno strapuntino europeo è un’ipotesi che contraddice una consuetudine divenuta la regola della serie A. Il Napoli ha sfiorato lo scudetto con Sarri, poi è andato declinando, ma sempre con l’idea che il suo posto naturale fosse in cima al campionato. Se perdesse la qualificazione in Champions, il club di De Laurentiis dovrebbe svendere i suoi gioielli come farebbe una famiglia nobile caduta in disgrazia.
Per questo Juve e Napoli stanno aggrappate, l’una contro l’altra, a una modesta possibilità di allontanare il fallimento. Questo sarebbe per entrambe il senso di una vittoria all’Allianz Stadium domani sera. Nelle ore che ci separano dal fischio d’inizio, sull’animo in rivolta delle rivali piomba sinistro il brivido del Covid. È una vigilia che trattiene il fiato.