L’ultima volta Diego Armando Maradona aveva messo piede al San Paolo il 12 febbraio del 2014. Si giocava Napoli-Roma e la squadra di Benitez superò in Coppa Italia quella di Garcia 3-0 con i gol di Callejon, Higuain e Jorginho. Sei anni dopo, nello stadio che porterà il suo nome, il Napoli ha onorato nel miglior modo possibile la sua memoria proprio contro la squadra giallorossa ed è tornato a vincere in casa dopo due sconfitte di fila in campionato. Un successo arrivato in una atmosfera incredibile, in cui la storia si è intrecciata con l’emozione e le lacrime. L’ha aperta una punizione alla Diego firmata da Insigne, l’hanno chiusa Fabian Ruiz, Mertens e Politano. Una serata da dimenticare per la Roma, che ha incassato la prima sconfitta in campionato sul campo, e che ha visto interrompersi la lunga striscia positiva (aveva vinto le ultime cinque con 15 gol fatti e uno solo subito).
Gattuso stravolge il Napoli, Insigne alla Maradona
Gattuso ha fatto una scelta di rottura rispetto all’inizio di questa stagione: senza Bakayoko e Osimhen, ha messo da parte il 4-2-3-1 e rispolverato il 4-3-3 con dentro un centrocampista in più, Zielinski, a garantire più equilibrio a una squadra che contro il Milan aveva maledettamente sofferto in mezzo al campo. Una soluzione che ha pagato soprattutto nel primo tempo, perché, dopo una fase iniziale equilibrata, il Napoli ha preso il sopravvento e comandato le operazioni: nei primi 45 minuti 62% di possesso e nessun tiro in porta concesso. Mertens, Insigne e Zielinski hanno messo paura a Mirante, che poi si è dovuto arrendere a una punizione dal limite del capitano azzurro, che ha firmato il vantaggio e ha dedicato il gol a Maradona, con tanto di bacio alla sua maglia numero 10. Era partita bene la Roma, pimpante e pulita nel palleggio, ma la sensazione iniziale, scaturita da un destro di Pedro finito alto sulla traversa, è durata poco. Quasi mai azionati in velocità Mkhitaryan e Pedro sulla trequarti, praticamente mai coinvolto nella manovra Dzeko che si è fatto notare per la prima volta per un salvataggio nella sua area. Fonseca ha perso per infortunio Mancini e Veretout (dentro Juan Jesus e Villar), ma è stato risparmiato da un Napoli che ha fallito un paio di buone chance per raddoppiare con Lozano e Mertens.
Il Napoli dilaga con Fabian, Mertens e Politano
Il Chucky ha fatto disperare Gattuso anche in avvio di ripresa, quando è stato egoista calciando in porta da posizione defilata invece di servire un liberissimo Zielinski al centro. E ha alimentato la voglia di reazione della Roma, che con lo spagnolo Villar ha trovato più geometrie nella zona nevralgica del campo. Il primo tiro in porta giallorosso è arrivato dopo un’ora, una girata strozzata di Dzeko, in evidente affanno e probabilmente ancora debilitato dal Covid. Fonseca lo ha richiamato in panchina sganciando prima Carles Perez e poi Borja Mayoral (fuori Pellegrini) ma ha fatto una fatica tremenda a creare occasioni davanti. Il Napoli, invece, ha affondato il coltello nella piaga: il raddoppio lo ha firmato Fabian Ruiz (sinistro angolato dal limite), il tris è stato opera di Mertens (tap in su corta respinta di Mirante), mentre il poker lo ha messo a segno Politano, ex della sfida, che ha chiuso la sfida dribblando anche il portiere giallorosso e depositando in rete a porta vuota. Nella notte delle lacrime, il Napoli ha ritrovato il sorriso. Lassù si sarà divertito anche Maradona.
Napoli-Roma 4-0: tabellino e statistiche