Ciò che manca alle 350 tifoserie europee che hanno firmato il manifesto contro la ripartenza dei campionati - e anche ad alcuni calciatori dubbiosi - è la visione d’insieme. «Non c’è calcio senza i tifosi» attaccano le curve. «E non può essere solo un’industria, con le società tenute in scacco dalle pay-tv. Business e interessi personali lo porteranno alla morte. Tutta l’Europa affronta una crisi senza precedenti, in questo momento l’obiettivo principale è la salute pubblica. Il campionato non deve ripartire». E adesso la conclusione: «Chiediamo lo stop alle competizioni fi nché tornare allo stadio non sarà un’abitudine priva di rischi per la salute». Premesso che in Germania, Spagna, Inghilterra, Portogallo, Polonia, Turchia, Jacuzia, Kamchatka e Urali, insomma ovunque nel risiko europeo, tranne in Belgio, Olanda e Francia, il calcio vuole assolutamente ripartire, chiedo ai rappresentanti delle tifoserie se sono stati informati sulle conclusioni degli esperti di tutto il mondo. Ne segnalo uno, italiano, il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi di Milano e tutta una serie di altri incarichi che ne confermano la serietà. Intervenendo martedì sera da Floris, Pregliasco ha assicurato che «il virus ci terrà compagnia per uno o due anni, dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, quello delle pandemie del passato, con un’ulteriore ondata. Potremo limitarla con un’azione di individuazione dei casi. Dobbiamo attrezzarci per far fronte al peggio nella speranza che la situazione diventi, invece, sempre più tranquilla e gestibile. Speriamo che il coronavirus sia meno pesante nei suoi effetti, forse si modifica».
Forse, già. Dal canto suo la star internazionale della categoria, Anthony Fauci, ha posto l’accento sulla «necessità di aumentare il numero di test e di mettere a punto sistemi di tracciamento». Mentre il medico legale Pasquale Mario Bacco di Meleam Spa ha spiegato che «questo virus è banale, stupido: da solo non è capace di ammazzare. All’inizio nessuno sapeva come trattarlo e si è agito male. Non ci sarà mai un vaccino, come per l’hiv, perché il virus si modifica molto rapidamente. A ottobre, quando si ripresenterà, sapremo curarlo».
Sarei in grado di produrre - gratuitamente, io - un’altra ventina di interventi di immunologi, virologi, epidemiologi e spadaforologi, spesso in contraddizione l’uno con l’altro. Dunque, a chi credere? Le 350 tifoserie si fidano di virologi speciali, anelli della catena della grande distribuzione di certezze? O li invidiano, avendo letto quanto i cosiddetti scienziati guadagnano a sparare verità sui canali tv? Se dicessero le cose come stanno, visto che molte firme ultrá fanno affari da stadio, comprenderei la loro pretesa di posizione. Nel campionato del fatturato c’è anche il loro fatturato.
Ora, se il campionato non ripartirà a metà giugno non sapremo mai come affrontare e battere il virus, prima dell’avversario, e riportare la gente allo stadio. Ultrá compresi. Se al contrario Pregliasco avesse ragione e decidessimo di soddisfare la richiesta delle 350 curve rivedremmo il campionato nel 2022. Forse.
Chi è disposto ad aspettare? Le squadre per la quali le 350 curve tifano sono mantenute in vita da anni da biglietteria e merchandise o dalle pay-tv? Bisogna essere realisti e soprattutto seri: anch’io vorrei un calcio con impianti moderni, preferibili al divano di casa, pieni e sicuri, senza più episodi di violenza, senza più odio, senza tutte quelle cose che hanno allontanato la gente dalla partita. Anch’io, al posto del realismo, vorrei la magia.
Una (magia) la posso però descrivere ed è quella fatta da Paolo Dal Pino: è riuscito a offrire la compattezza della Lega e una data di nuovo inizio: non mi sorprende che chi non proviene dal calcio dimostri di amarlo assai più di chi il calcio lo fa, nella stagione del Forsevirus.
Mi accorgo soltanto ora di non aver scritto una riga sul ministro Spadafora e sul dibattito - chissà come, chissà perché - inaspritosi terribilmente. Non coltivo il rancore (qualche pregiudizio, sì) e visto che ama la danza chiederò a Milly Carlucci di invitarlo a Ballando con le stelle dove da settembre si ballerà il tango distanziato.