Buona domenica. Questa sera ci saremmo dovuti piazzare allegramente davanti alla televisione per seguire Juve-Lazio, la sfida per lo scudetto, forse addirittura decisiva, telecronaca (immaginaria ormai) di Compagnoni e Marchegiani o di Trevisani e Adani: Federico Ferri non aveva ancora designato la coppia. Al posto della partita dell’anno potreste invece godervi Juve-Lazio dell’aprile 2012 oppure un altro match dell’Inter di Mazzarri, giusto per sublimare la vita replicata alla quale il virus e la politica ci hanno condannato.
A chi non possiede l’abbonamento a Sky, né una tessera pirata (complimenti per la trasgressione), consiglio su Raidue il ministro dello sport intervistato da Fabio Fazio, il conduttore che deve qualcosa al pallone - da “Forza Italia” su Odeon Tv al fortunatissimo “Quelli che… il calcio” - ma che sette giorni fa nel corso dell’ “a tu per tre” (il terzo era Burioni) con il presidente Gravina se ne è improvvisamente dimenticato. Succede anche ai migliori. Non escludo che Spadafora annunci che le squadre potranno ricominciare ad allenarsi soltanto a metà maggio, a differenza degli atleti individuali la cui ripresa è prevista per il 4 (Malagol!), perché «il calcio non è più importante degli altri sport» e allora lo spieghi lui ai tanti che per vederlo pagano (sarebbe meglio dire pagavano prima della pandemia e della programmazione zero) centinaia e anche migliaia di euro per un abbonamento allo stadio o alle pay, oppure a chi di Sport e Salute deve fare i conti alla fine dell’anno.
Frustrazioni in luogo di emozioni, dunque, amarezze e anche qualche scorrettezza (una recentissima) al posto dei gol di Ronaldo e Immobile. Questo è ciò che Covid-19 ci sta consegnando, oltre alla disperazione dei famigliari delle vittime e di chi dopo la pandemia si ritroverà col culo per terra. Milioni di italiani.
Noi del Corriere dello Sport-Stadio non siamo una redazione di irresponsabili: pretendiamo che si giochi in sicurezza (il protocollo della Figc ci ha convinti) ma che si giochi. Irresponsabile è chi non considera gli effetti che produrrebbe il blocco del campionato in assenza di una tempistica credibile, tempistica che secondo il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia altro non è che una pretesa e, come tale, irrazionale.
Qualche presidente vuole fermare il campionato? Fermiamolo, rimandiamolo ad agosto o a settembre. C’è qualcuno disposto a garantirci che prima dell’autunno la scienza avrà debellato il virus e che potremo giocare e svolazzare come liberi augelli? Restiamo a casa ad aspettare con una bottiglia vuota di plastica in mano (metodo Tafazzi) che la ricerca compia il miracolo o proviamo invece a fare uno scatto accettando una vita diversa, irregolare ma attiva, di restrizioni e di notevole controllo e senso di responsabilità?
Giugno è lontano quanto settembre per chi non sa dove sbattere la testa per pagare affitti, tasse, anche scolastiche, libri e zaini per i figli, bollette, stipendi dei dipendenti… il pane.