Inviato a DOHA - La torcida ha portato samba e capoeira in città fino all’alba, nel lungo serpentone umano che ha accompagnato i brasiliani dallo stadio Lusail fino al centro di Doha in metropolitana. Incredibile, a proposito, il meccanismo di accoglienza: migliaia di persone immediatamente sistemate a bordo dei treni, che partivano a gettito continuo alle 2.30 del mattino, senza un minuto di fila o di attesa. Qualcuno cantava Bella Ciao, cambiando però la prima parola e sostituendola con Messi, per irridere l’Argentina che rischia l’eliminazione. Messi ciao. E viva Brasile. Eppure l’atmosfera festaiola non teneva conto delle notizie che stavano filtrando dal ritiro della squadra: Neymar, che pure era uscito dagli spogliatoi sulle sue gambe e senza stampelle, ha riportato una distorsione alla caviglia piuttosto seria.
Day by day
Ieri mattina la grande star del Brasile, osannata anche in Qatar come un re, aveva postato un messaggio di (auto)incoraggiamento che aveva rasserenato i tifosi: «Basta avere fede, il meglio deve ancora venire». Evidentemente sentiva meno dolore alla gamba colpita durante la gara con la Serbia, da farlo scoppiare in un pianto. Anche le parole del ct Tite, che si era detto «sicuro di riaverlo in questo Mondiale», davano l’idea di un problema di poco conto. Ma la risonanza magnetica effettuata nel pomeriggio, poco lontano dal centro Al Arabi dove il Brasile si allena, ha riscontrato una lesione ai legamenti della caviglia destra «con edema osseo»: significa che Neymar salterà le due partite contro Svizzera e Camerun, poi si vedrà. Il medico della Seleçao, Rodrigo Lasmar, non si prende la responsabilità di un verdetto: a chi gli chiede se tornerà in tempo per giocare entro la finale del 19 dicembre, risponde allargando le braccia. È tutto aperto. «L’obiettivo è recuperarlo per il Mondiale».
Il piano
Gli ottavi di finale, nell’ipotesi concreta di un Brasile capace di vincere il proprio girone, si giocano il 5 dicembre: sarebbero passati appena 11 giorni dall’infortunio, causato pare da un contrasto ruvido con Milenkovic, difensore della Fiorentina. Neymar non è uscito subito, ha stretto i denti, e forse ha peggiorato la cartella clinica. L’eventuale quarto poi sarebbe il 9 dicembre. Non c’è molto tempo. Ma il Brasile non ha alternative: per vincere il sesto titolo mondiale, vent’anni dopo il sorriso di Cafu che svettava sul podio di Yokohama, deve rimettere in sesto il suo campione. Che già nel 2014, il torneo giocato in casa in cui il successo sembrava annunciato, si infortunò dopo un’entrata del colombiano Zuniga, saltando così la partita più umiliante della storia brasiliana: il cosiddetto Mineirazo, la sconfitta per 7-1 contro la Germania nella semifinale di Belo Horizonte. Le caviglie sono il suo punto debole. Ma i guai di Tite non finiscono qui: anche lo juventino Danilo ha riportato un infortunio simile, che lo esclude quindi dalle prossime partite, e ieri l’ala Antony ha abbandonato l’allenamento per un fastidio muscolare. Il Brasile ha vinto, sì, ma non può festeggiare.