Argentina-Francia, destrezza contro velocità

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Alessandro Barbano
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Se la semifinale di un Mondiale è condizionata da un fallo da rigore nettissimo, spudoratamente giudicato come fallo dell’attaccante, peraltro ammonito, senza che il Var abbia nulla da dire, e neanche da accertare, la credibilità del calcio è sotto i tacchetti. Se ad avvantaggiarsi di un errore così inspiegabile, e inaccettabile, è una delle squadre candidate a vincere la Coppa, contro una formazione africana, giunta con sorpresa più avanti di quanto previsto, la credibilità del calcio è sottoterra. Se i commentatori della Rai, Marchisio e Adani, senza il beneficio del dubbio s’incaricano di certificare la correttezza della decisione, sottoterra non finisce solo la credibilità del calcio, ma anche la credibilità del racconto del calcio. Il risultato di Francia-Marocco è anzitutto una lama affilata sulle piaghe di un sistema sportivo esposto al condizionamento di interessi troppo grandi e troppo potenti per essere arginati da regole e da istituzioni fragili e non sempre specchiate.

Fatta questa premessa, si può anche dire che ha vinto il migliore e che ci aspetta la finale dei migliori: tra la Francia esplosiva nella sua proiezione offensiva, attenta in difesa, diligente anche se non brillante a centrocampo, dove pure sconta l’assenza di Pogba e Kanté; e l’Argentina geniale, costruita come una bottega dell’arte attorno all’ispirazione di un maestro sublime, alla cui scuola crescono alcuni giovani talenti, come Alvarez e Fernandez. Sarà una finale tra il fioretto di Messi e la dinamite di Mbappé, estremi generazionali ed estetici di una transizione giunta alla sua tappa cruciale. Dove il passato e il futuro faranno il presente per l’ultima volta. Poi, chiunque sia il vincitore della notte di Doha, solo il futuro dei calciatori-corridori avrà un presente, e la tecnica non sarà più la virtù suprema, ma una funzione dell’agonismo. Non resta che augurarsi che il passato abbia un colpo di coda e che il ritiro del fuoriclasse argentino, che lo incarna, avvenga più tardi possibile. Perché quel giorno archivieremo per sempre la parola “fantasista”, con cui siamo soliti chiamare, dalla notte dei tempi, le emozioni più forti. 

Di questo cambiamento epocale in atto Francia-Marocco è la prova. Vince la squadra più matura, perché ha più determinazione nelle occasioni e più tenuta psicologica, al netto del gravissimo errore arbitrale. Ma nel confronto fisico-tecnico-tattico la più europea delle africane e la più africana delle europee si equivalgono. La nazionale di Regragui invia nella prima semifinale della sua storia un messaggio forte e chiaro al calcio che conta. Nella nuova dinamica sportiva che il calcio va assumendo, nazionali come Marocco, Senegal, Nigeria e Camerun sono outsider capaci di battere chiunque. La partita che ci aspetta domenica si annuncia come una perla in via di estinzione, dove si può ancora immaginare che la classe possa da sola, caracollando su un fascio di nervi usurati, avere la meglio sulla potenza. Mai come questa volta il soprannome di Pulce incarnerà la sostanza di un campione leggendario: Messi-Mbappé è l’ultima sfida della destrezza alla velocità. Prima che inizi tutta un’altra storia. 


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