La riforma del calcio è la cura di tutti i mali? Chissà. La promettono da almeno 30 anni ed è un argomento che torna attuale soprattutto quando le cose precipitano, come è accaduto due sere fa all’Europeo Under 21. Quella competizione poteva essere il trampolino di lancio verso le Olimpiadi di Parigi: gli azzurrini le guarderanno da casa, ancora una volta, sbattuti fuori in un girone alla portata. Sono Giochi proibiti quelli a cinque cerchi. E con le Under non vinciamo più. L’Italia non porta a casa un titolo giovanile dal 2004 (allenava Gentile, in campo De Rossi e Gilardino), non partecipa alle Olimpiadi dal 2008 e, allargando lo stato di crisi agli adulti, non prende parte a un Mondiale dal 2014. Eppure, in quasi 20 anni di delusioni - al netto di un Europeo vinto dentro un’estate magica - le uniche vere speranze di rinascita le hanno regalate proprio quei ragazzi che si sono spinti a un passo dalla gloria: le Under 19 di Vanoli a Euro 2016 e di Nicolato nel 2018, sconfitte in finale rispettivamente dalla Francia di Mbappé e dal Portogallo, le Under 17 di Nunziata negli Europei 2018 e 2019, fermate in finale due volte dall’Olanda e poi di recente l’Under 20 (sempre di Nunziata) che ha lasciato il gradino più alto del podio mondiale all’Uruguay.