Spalletti ci ha ridato un’identità

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Spalletti ci ha ridato un’identità© LAPRESSE
Alberto Polverosi
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Bene, molto bene, anche stavolta e nemmeno stavolta era proprio semplice semplice. Non perché Israele fosse in grado di metterci in difficoltà col gioco, ma perché c’era da scardinare una difesa di dieci uomini e ci voleva sì tanta qualità (e ce l’avevamo), ma soprattutto tanta pazienza. Alla fine del primo tempo solo 1-0 per l’Italia con una mezza dozzina di palle-gol buttate via. Di solito, quando sbagli così tanto, vieni punito, ma con questa Italia non è successo.

Il primo posto nel girone è sempre nostro, il mese di novembre, con Belgio (a Bruxelles) e Francia (a Milano), sarà decisivo, ma partiamo con un bel vantaggio. Non è più l’Italia dell’Europeo, non lo è da quando è iniziata la Nations League. Ora gioca, attacca, sfrutta le fasce e gli inserimenti dei due interni (non a caso il fallo da rigore è stato commesso su Tonali), non solo la pungente qualità di Retegui, a Udine a segno su calcio di rigore. Le scelte di Spalletti erano state chiare, poca rotazione con un solo vero cambio tecnico, quello di Fagioli al posto di Ricci (Vicario ha giocato perché Donnarumma era ammonito e non era il caso di rischiarlo prima del Belgio e Raspadori ha preso il posto di Pellegrini perché squalificato). Ma Fagioli (in difficoltà nel centrocampo a tre) è stato emarginato nella manovra degli azzurri, impostava Bastoni (e lo faceva assai bene), lo juventino si è fatto notare soprattutto per tre palloni persi. Come regista, meglio Bastoni. E sul piano della personalità Ricci contro il Belgio aveva impressionato di più. Spalletti se n’è accorto e dopo l’intervallo ha messo dentro il granata.

In ogni caso, adesso l’Italia ha un’identità chiara. Prima di tutto per il modulo: difesa a tre con cinque/sei centrocampisti (Raspadori rientrava sempre a cucire) e un attaccante particolarmente ispirato in questo periodo, sia per il tipo di manovra, che si allarga alla ricerca del sinistro micidiale di Dimarco o, con minor frequenza, l’attacco di Cambiaso sul versante opposto, ma che offre anche altre interessanti variazioni sul tema. Adesso è una squadra che ispira fiducia.

All’Europeo veniva sempre da pensare: ora ci fanno gol. Da un po’ di tempo a questa parte il contrario: ora facciamo gol. La svolta c’è stata, Spalletti ha recuperato la logica smarrita in Germania e l’Italia, come non accadeva all’Europeo, adesso risponde alle richieste del suo ct. C’è una partecipazione totale in un fraseggio che in alcuni momenti diventa perfino elegante, grazie anche al contributo di un giocatore...ovunque come Calafiori e alla fragile consistenza israeliana. L’1-0 non rassicurava. Così, sfruttando la fonte napoletana, l’Italia ha raddoppiato presto nella ripresa col colpo di testa di Di Lorenzo (il capitano), su punizione di Raspadori. Già prima del 2-0 si era vista nitidamente la diversa autorevolezza fra Ricci e Fagioli, il torinista iniziava la manovra senza indugi, sempre nella posizione corretta. Il gol direttamente da angolo d’Israele ci avrebbe fatto crollare all’Europeo, stavolta invece non ha tolto lucidità agli azzurri e se il 2-0 era di marca napoletana, il 3-1 è stato di colore nerazzurro, cross di Dimarco (e te pareva), girata al volo di Frattesi. Spalletti ha pensato anche alla storia e ha fatto debuttare Daniel Maldini, sotto gli occhi di suo padre, sullo stesso campo dove Paolo aveva esordito in Serie A. Il terzo Maldini azzurro in un’altra notte azzurra. Ed è riuscito anche a farsi vedere, col tunnel con cui ha offerto a Udogie la palla buona per Di Lorenzo, alla prima doppietta in Nazionale.


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