Il calcio è semplice. Non ricordo chi l’ha detto, ma qualcuno deve averlo fatto. Per prima cosa in Nazionale, dove il tempo della didattica è ridottissimo, tutti i dieci di movimento dovrebbero (devono) giocare nelle posizioni naturali. Gatti, Buongiorno e Bastoni, ad esempio, si muovono meglio nei territori occupati nei rispettivi club (Gatti con Motta è tornato a quattro, al momento senza disorientamenti); Bastoni e Dimarco sono la perfetta coppia di sinistra dell’Inter: automatismi a vista; Gatti è anche abituato a ricevere il sostegno di Cambiaso, che Bellanova può in parte surrogare; Ricci - la novità più interessante - centrale nei tre di centrocampo si ritrova a casa, Frattesi alla sua destra e Tonali a sinistra battono le strade che conoscono; Kean è prima punta in tutto e per tutto e Raspadori trequartista o attaccante di raccordo - tu chiamalo, se vuoi, sottopunta, parola che mi fa ribrezzo - riesce a dare il meglio di sé (questo è il posto di Chiesa). Poi si può chiedere a Calafiori, o Di Lorenzo, oppure Bastoni, di “entrare nel campo”, alla John “rolling” Stones, ma è un di più e nemmeno una grande novità.
Il calcio è semplice-semplice: non potendo disporre da anni della tecnica alta dei vari Baggio, Del Piero, Totti, Zola e Pirlo, gli strumenti per portare a casa il risultato - non sempre - sono l’attenzione, l’applicazione, il coraggio e il senso di squadra. Le distrazioni si pagano care. Semplice, come il calcio. Con Israele non abbiamo fatto un passo avanti, ma nemmeno uno indietro, rispetto alla prova con la Francia, e questa è già una buona notizia. Era diverso il copione: contro i vicecampioni del mondo avevamo il dovere di non scoprirci troppo e sfruttare i loro vuoti, e ci siamo sorprendentemente riusciti; Israele - posizione numero 78 del ranking Fifa - imponeva invece qualcosa di più in fase di costruzione e da questo punto di vista siamo un po’ mancati: il palleggio degli israeliani è risultato superiore al nostro.
Sono convinto che sia stato più divertente il matrimonio di Galliani con Helga. Innanzitutto perché l’ad del Monza è uno straordinario battutista e poi perché un uomo di ottant’anni che si sposa per la terza, o quarta, volta trasmette un ottimismo senza limiti. Il 2-1 e il primato del girone restano però apprezzabili. PS. Lo Spalletti post-euroflop mi sta convincendo: il calcio lo conosce dalla a alla zeta e non ha bisogno di aggiornamenti. Questi ha e questi guida. Rispettando i codici del commissario tecnico, che non hanno nulla da spartire con quelli dell’allenatore da campo, sta dando ragione anche a Gravina che nella fase più complicata della sua gestione non ha dato ascolto alle voci e alle pressioni di fuori.