Basta cambiare: concreti con il 3-5-2
Semplificare gli schemi, evitando equivoci, incomprensioni e letture tattiche complicate. Frattesi, nella zona mista del Parco dei Principi, è stato esplicito. «Poche cose e semplici, in Nazionale è giusto così, non c’è tanto tempo». Spalletti ha scelto il 3-5-2. Niente più dubbi sul modulo, praticato ai tempi dell’Udinese da Champions e (in precedenza) sintetizzato dalla sua tesi di laurea al Master di Coverciano. La sua carriera era partita dalla difesa a tre. Potrà declinare in maniera diversa il tema offensivo, come è successo nel primo tempo a Parigi, quando ha inserito Pellegrini dietro a Retegui giocando di fatto con sei centrocampisti. L’Italia in Germania era stata stordita da evoluzioni tattiche sofisticate: costruzione a tre, difesa a quattro, il movimento a pendolo degli esterni, la ricerca dei trequartisti imbucando il passaggio tra due avversari (Lucio li chiama “mezzi spazi”: più banalmente il corridoio). Nell’emergenza prevale la concretezza. Forse Lucio si era fidato troppo di se stesso. C’è chi dubita non sia un selezionatore, ma al posto di Mancini e nelle sei partite di qualificazione all’Europeo era entrato benissimo, centrando la missione con il 4-3-3. Anche al Parco dei Principi ha indovinato i codici di accesso per mandare in crisi la Francia: cambi di gioco, Calafiori play aggiunto accanto a Ricci per spingere avanti Tonali. La duttilità ha un senso se Udogie fa più ruoli. Le sostituzioni hanno pagato, concedendo libertà al talento. Il ct ha colpito di rimessa, in campo aperto. Il gol del sorpasso di Frattesi è nato da un’azione sviluppata in combinazione con Raspadori e Retegui, i tre più offensivi del 3-4-2-1. Un contropiede modernissimo all’italiana.
Il nuovo ciclo giovane
Il progetto condiviso di cui parlava Gravina a Casa Italia, quando è andato a trovare Pancalli e gli atleti paralimpici impegnati a Parigi, riguardava i giovani, il prossimo biennio votato al Mondiale 2026 e il tempo giusto per lavorare, impostando un nuovo ciclo. Spalletti non ha sbagliato a chiamare solo 23 giocatori, cominciando a fare scelte nette. I giovani hanno portato fame, stimoli, entusiasmo. Meglio coinvolgere tutti nel progetto, puntare sulle motivazioni forti, eliminando sacche di insoddisfazioni invitabili quando raduni un gruppo di trenta persone e si allenano bene in venti. Non tutto era da buttare dentro un Europeo in cui, è bene ricordarlo, il ct aveva scelto di puntare sulla difesa a tre e sul blocco dell’Inter, perdendo un cardine come Acerbi alla fine di maggio. Non solo. L’Italia a Berlino non stava in piedi e per l’intero Europeo, dati atletici alla mano, aveva dimostrato di correre meno di tutte le altre nazionali. Dimarco era entrato in crisi dopo il debutto con l’Albania ed era fuori per infortunio con la Svizzera. All’Olympiastadion mancava Calafiori (squalificato), la vera scoperta di Lucio. Serve il coraggio per investire sui giovani. Bisogna crederci e farli giocare. La crescita di Cambiaso, il ritorno di Udogie. Per Ricci era l’esordio da titolare. Ora è presto per eleggerlo nuovo regista dell’Italia, dovrà attraversare delusioni o momenti di difficoltà, ma per la prima volta e in attesa di conferme c’è la sensazione di aver trovato il possibile erede di Jorginho. Tre anni dopo l’Europeo di Wembley è una grandissima notizia, così come non si può trascurare il rientro di Tonali. Non averlo in Germania, ha marcato una differenza enorme.