Un piedino, forse solo un bullone, di quei cinque 10 azzurri sfilati a Coverciano due giorni fa, avrebbe illuminato il Dall’Ara più di quanto ha fatto ieri sera una Nazionale intera. Ma la nostalgia non è una saggia compagna di viaggio, non siamo più Rivera e non siamo più Baggio da un pezzo, il passato non può e non deve interessarci. Guardiamo avanti dopo questo avvio bolognese lento, molto lento, verso Dortmund. L’unico valore positivo che troviamo alla fine di un’amichevole spenta come quella con la Turchia è il tempo: mancano undici giorni al debutto con l’Albania e in undici giorni si può mettere dentro benzina sufficiente per alzare un ritmo che ieri è stato troppo modesto e per trovare un assetto definitivo che stavolta non ha convinto nelle tante versioni proposte da Spalletti.
Italia, niente gioco
Era la prova (decisiva?) per Orsolini e per Retegui, l’ala del Bologna deve ancora conquistare un posto nella spedizione tedesca, il centravanti del Genoa deve invece battere la concorrenza di Scamacca e, per quanto detto dal ct, anche di Raspadori. Nessuno dei due ha superato l’esame e del resto sarebbe stato difficile in un contesto così evanescente. Orsolini ha cominciato facendosi sorprendere alle spalle da due attacchi di Muldur, qualcosina, solo qualcosina, ha fatto quando ha avuto la possibilità di puntare l’area turca, ma del vero Orsolini di Thiago Motta nemmeno l’ombra. Nello schema di Dimarco su calcio d’angolo a pelo d’erba e sul primo palo, Retegui ha fatto il movimento nei tempi giusti, ma nei modi sbagliati visto che non ha nemmeno sfiorato la palla davanti alla porta. Stessi modi usati poco prima quando aveva calciato di sinistro in curva senza accorgersi dell’inserimento in area di Pellegrini. Una rovesciata in acrobazia alzata ben oltre la traversa ha chiuso la sua modesta partita. Raspadori, che lo ha sostituito a metà del secondo tempo, ha proseguito la partita del centravanti sullo stesso livello, tranne l’ultimo spunto dell’ultimo istante del recupero.
L’Italia è mancata nella sua essenza, nel gioco. Quando doveva iniziare l’azione non c’era movimento senza palla e Mancini, che nel primo tempo aveva il compito di dare il via alla manovra, allargava sconsolato le braccia, con la stessa espressione dipinta sul volto del commissario tecnico. È cambiato ben poco nella ripresa quando Spalletti ha sostituito le ali, Cambiaso e Zaccagni sono rimasti sotto traccia come i loro predecessori. Quanto al ritorno di Fagioli, ci sarà tempo per capire come sta davvero, nei venti minuti di ieri era impossibile.
Niente allarmi
Ora non è il caso di lanciare allarmi, altre volte abbiamo iniziato l’avvicinamento a un Europeo o a un Mondiale con questi ritmi, con la preoccupazione di un gioco che non decollava. Ci vuole calma, ci vuole pazienza, aspettiamo Barella e soprattutto Scamacca, il centravanti su cui inevitabilmente, soprattutto dopo questa amichevole, saranno caricate le maggiori responsabilità. Aspettiamo con fiducia anche il gioco anche perché ha già fatto capolino nella gestione di Spalletti. Ieri sera Luciano si è confrontato con uno dei tanti ct italiani del prossimo Europeo: nella Turchia si è vista bene la mano di uno studente modello di Coverciano come Vincenzo Montella, poche volte questa nazionale ha mostrato soprattutto nella fase difensiva un ordine tattico come quello di ieri. Non sarà semplice per il Portogallo di Ronaldo metterla sotto, complicatissimo per la Repubblica Ceca, un’impresa per la Georgia.