In poco più di due anni Roberto Mancini ha costruito una delle Nazionali più forti d’Europa, ha battuto il record di vittorie consecutive sulla panchina azzurra (11) e, soprattutto, ha restituito credibilità ad un movimento che aveva toccato il fondo con la mancata qualificazione ai mondiali russi. L’Italia era precipitata anche nel ranking, uscendo dal giro delle teste di serie: puntando sui giovani e sul gruppo, è riuscito a risalire la corrente e a riavvicinare la squadra alla gente. Prima dello stop per covid, negli stadi dove erano impegnati gli azzurri si respirava un’altra aria rispetto a quella dell’epoca Ventura. E domenica sera davanti alla tv, per la sfida contro la Polonia, c’erano ben sette milioni di tifosi, come se la Nazionale fosse diventata una squadra di club da riempire d’amore. Già, quello del gruppo è proprio il concetto che Mancini è riuscito a trasferire ai suoi giocatori: era dall’epoca di Italia ‘90 e di Azeglio Vicini ct che non si vedeva una squadra così unita, in campo e fuori.
A marzo i 23 per gli Europei erano più o meno già definiti, Mancini doveva soltanto sistemare qualche dettaglio prima del rinvio all’estate del 2021: in un anno, dopo un campionato intero, potrebbero cambiare le gerarchie in Nazionale? Lo dirà soltanto il campo: Caputo, per esempio, potrebbe diventare lo Schillaci del ct, all’ultimo momento. E non abbiamo citato il giocatore del Sassuolo a caso: in un’Italia già ben chiara e definita anche nella testa di chi la allena, è proprio il ruolo del centravanti quello più in bilico o, comunque, sempre al centro di un dibattito nonostante la Scarpa d’Oro, dopo tanti anni, sia un italiano. Da quando è diventato il ct della Nazionale, Roberto Mancini, che di attaccanti se ne intende, ha quasi sempre alternato Ciro Immobile e Andrea Belotti, che invece con Ventura giocavano in coppia, prima nel Torino e poi anche in azzurro. Una staffetta vera e propria, che non ha ancora un vincitore: ci chiediamo se due anni e mezzo non siano tanti o addirittura troppi per fare una scelta definitiva. E ci chiediamo ancora se un ballottaggio del genere non diventi, alla lunga, nocivo per la squadra e per gli stessi giocatori, che per fortuna sono uniti da un’amicizia forte e sincera. L’uno è tifoso dell’altro, caso più unico che raro in una Nazionale di grande livello: ma si vede che, quando giocano, Immobile e Belotti non si sentono liberi di sbagliare, schiacciati dalle pressioni di un esame senza fine. Probabilmente Mancini avrebbe scelto il numero 9 titolare prima degli Europei, ma il rinvio del torneo lo ha spinto a rimandare anche la sua scelta: Ciro gioca una partita, Andrea quella successiva, o viceversa. Il terzo incomodo, Caputo, è entrato nel gruppo solo da qualche settimana e avrà a disposizione i prossimi mesi per capovolgere le gerarchie azzurre.
I numeri di Immobile sono incredibili: 36 gol nell’ultimo torneo di serie A oltre a 1 gol in Coppa Italia e a 2 gol in Europa League con la Lazio. Ha vinto la Scarpa d’Oro e a chi dice che non ha una grande tecnica ha risposto con 8 assist: in biancoceleste più bravo di lui solo Luis Alberto. La conquista della Scarpa d’Oro davanti ad attaccanti del valore di Lewandowski, Ronaldo, Aguero, Mbappé, Benzema e Suarez non è stata sufficiente per convincere Mancini, che anche in questa fase della Nations è ripartito con la staffetta (per la cronaca l’attaccante granata sarà indisponibile domani contro l’Olanda per squalifica).
La storia è piena di grandi attaccanti che non hanno avuto grande fortuna in Nazionale (Pruzzo e Pulici, per andare indietro nel tempo, Signori per non finire troppo lontano) ed è anche ricca di ballotaggi che hanno spaccato l’opinione pubblica (clamoroso quello tra Rivera e Mazzola), ma è curioso che proprio Mancini abbia aperto una competizione del genere tra Immobile e Belotti: l’attuale ct, infatti, lasciò l’Italia, all’epoca di Sacchi, perchè non sopportava più il peso della rivalità con Baggio e - appunto - la staffetta con Zola alle spalle del fuoriclasse veneto. Mancini, che ancora oggi nel ruolo di allenatore fa spesso tesoro della sua straordinaria esperienza di giocatore, non pensa che sia arrivata l’ora di fare una scelta? Ciro o Andrea, Andrea o Ciro per dare più sicurezza a chi vincerà una corsa che, per i numeri dei due attaccanti, non sarebbe neanche una sfi da alla pari.