Giorgio Chinaglia, "Football Crazy"

Vero leader, ma un po' guascone: la storia di "Long John", leggenda della Lazio, è perfetta per un romanzo
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Un carattere forte, una personalità da leader, una storia sulla quale si potrebbe scrivere un romanzo, quella di Giorgio Chinaglia. Lo si capisce fin dai suoi primi passi da calciatore. Emigrato in Galles, gli viene proposto un provino con il Cardiff, per orgoglio Giorgio rifiuta per poi essere ingaggiato dai rivali dello Swansea. La sua avventura non parte benissimo e nel 1966 ha una seconda opportunità: lo chiama la Massese. Il padre lo sprona e il ragazzone di Carrara torna in Italia. Per ironia della sorte il suo esordio con i bianconeri avviene proprio in un'amichevole contro la Lazio in cui Giorgio fa quello che sa fare meglio, segnare. Il suo carattere forte, però, è poco propenso a rispettare le regole e mette a rischio il suo futuro. La terza occasione arriva l'anno dopo: durante il servizio militare, in cui continua ad avere problemi disciplinari, arriva la chiamata dell'Internapoli. È la svolta, a Napoli trova Pino Wilson e, dopo due campionati in cui mette a segno 24 reti, i due, in cambio di 200 milioni di lire, si trasferiscono a Roma per vestire i colori biancocelesti. 


ALLA LAZIO - Nella Capitale il carattere trova sfogo nelle sue prestazioni: in due campionati di Serie A segna 21 gol che però non permettono alla Lazio di mantenere la categoria. Chinaglia preme per essere ceduto, non vuole giocare in Serie B, ma proprio qui, quando la storia con la Lazio sembra sul punto di finire, inizia la favola. Juan Carlos Lorenzo viene esonerato e in panchina arriva Tommaso Maestrelli. L'allenatore pisano lo convince a restare e, grazie ai gol del suo bomber, riporta la Lazio nella massima serie. La squadra parte per salvarsi, ma dopo un'annata sensazionale si ritrova a giocare il titolo con Milan e Juve. Per soli due punti lo scudetto prende la strada di Torino. Chinaglia è il leader di un gruppo storico: un gruppo che gioca le partitelle di allenamento come fossero finali, un gruppo che ha abitudini particolari, insomma un gruppo fuori dal normale, un gruppo “pazzo”. Nessuno crede che i ragazzi di Maestrelli possano ripetere il campionato appena passato, infatti andranno oltre. Giorgio segna a ripetizione e guida la Lazio in testa alla classifica. Il 31 marzo 1974 si gioca il derby di ritorno e Chinaglia, già nel pre-partita, comincia a punzecchiarsi con i tifosi della Roma. Dopo aver deciso la sfida con un calcio di rigore, esulta puntando l'indice verso la Sud. È il caos: i tifosi romanisti si sentono sfidati e Maestrelli, per difenderlo come farebbe un padre, ospita Giorgio a casa sua per qualche settimana. La domenica successiva al San Paolo ne segna tre e regala un pari decisivo per le sorti biancocelesti. Alla penultima giornata, il 12 maggio 1974, basta una vittoria contro il Foggia per avverare il sogno di una città: è un suo calcio di rigore a far sì che la Lazio vinca il suo primo storico scudetto. Quell'anno Giorgio incide un disco il cui titolo (“I'm Football Crazy”) rispecchia alla perfezione la figura di quel ragazzone un po’ guascone e attaccabrighe che è entrato di diritto a far parte dell'Olimpo biancoceleste.


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