Dopo Falcao, prima di Francesco Totti. Che aveva un idolo: «Giuseppe Giannini, il Principe. Il mio modello quand’ero piccolo. Lo identificavo come capitano, come tutto. L’ho conosciuto, ci ho giocato insieme, ci ho dormito insieme nella stessa stanza. Mi ha insegnato tanto». Soprattutto, a essere un numero 10, romano e romanista. Giannini, campione d’Italia nel 1983 ma senza mai scendere in campo, per quello che ha rappresentato per Roma e per la Roma avrebbe meritato molto più di tre Coppe Italia. Come Totti, però, ha scelto l’amore dei tifosi, anche se la carriera di Giannini è finita altrove: prima in Austria, con lo Sturm Graz, infine a Lecce. In mezzo, metà stagione a Napoli, voluto da Carlo Mazzone, riuscendo però a mettere da parte solo quattro presenze in campionato e una (con un gol alla Lazio) in Coppa Italia. Giannini andò via 11 giorni dopo le dimissioni del suo maestro: preferì tornare a casa, per sfuggire a un ambiente dove all’improvviso si sera sentito sopportato. Sensazione che Giannini non volle provare, dopo essere stato bocciato da Galeone e messo in disparte con l’arrivo di Allegri. «Rescissione consensuale del contratto, motivata dall’espressa e irrevocabile volontà del giocatore di concludere il rapporto», recitò il comunicato ufficiale, l’ennesimo di una stagione turbolenta per il Napoli».
GIUSEPPE GIANNINI, GLI INIZI - Dopo aver mosso i primi passi nell’Almas, Giannini affronta un provino con il Milan alla presenza di Italo Galbiati, il vice di Capello, e di Gianni Rivera, che alla fine gli dona una maglia rossonera numero 10. Poi, però, ecco il richiamo della Roma: Peppe si veste di giallorosso, guadagnandosi presto il soprannome di Principe, coniato da Odoacre Chierico, che gli rimarrà cucito addosso per sempre. Dopo un lungo apprendistato all’ombra di Paulo Roberto Falcao, il passaggio di testimone avviene simbolicamente alla vigilia della gara Juventus-Roma del 28 ottobre 1984. Sull’aereo che porta la squadra a Torino, il brasiliano anticipa a Giuseppe che non riuscirà a scendere in campo e che quindi contro i campioni d’Italia toccherà a lui giocare e prendere per mano la squadra. Il match si mette subito in salita, la Roma subisce prima la rete del vantaggio dei padroni di casa e quindi rimane in dieci per l’espulsione di Dario Bonetti. A riequilibrare il risultato è proprio una rete strepitosa di Giannini.
GIANNINI, IL GOL A FOGGIA - È forse in quel preciso momento che Giannini capisce di essere diventato un campione che da lì a breve avrebbe conquistato la Nazionale Under 21 e in seguito la maggiore. In maglia azzurra Giannini vive un ciclo esaltante culminato con un grandissimo Mondiale, quello che nel 1990 lo vede perdere, solamente ai rigori, la possibilità di disputare la finale dell’Olimpico. I momenti importanti della sua cavalcata romanista sono infiniti: quello emotivamente più caro, forse, rimane il ricordo della gioia dopo il gol siglato al Foggia il 20 marzo 1994. Un esterno sinistro violento che scheggia il palo e termina in rete, togliendo la Roma da una situazione molto complicata. L’esultanza di Giannini dopo quel gol così importante è rimasta nel cuore di tutti i romanisti.