Giorgio Braglia, il “George Best” italiano

Fan del grande numero 7 dello United, ecco la storia del talento di Bomporto
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Giorgio Braglia aveva il calcio nel DNA. Da una famiglia di calciatori, non poteva che uscirne un altro. Il padre, Renato, cugino dei fratelli Sentimenti e primatista nelle presenze con la maglia del Modena, è stato calciatore in Serie A. E in Serie A ha giocato anche Giorgio, senza però riuscire a tagliare il traguardo delle 100 partite, soltanto sfiorate. A dire il vero, lo stadio di Modena si chiama Braglia, ma è dedicato ad Alberto, ginnasta tre volte medaglia doro ai Giochi Olimpici tra Londra 1908 e Stoccolma 1912. È nato nei dintorni di Modena anche Giorgio: a Bomporto, un comune di poco più di 10mila abitanti. Nella sua carriera, Braglia ha però vissuto in città ben più grandi: dopo aver alternato, nella prima parte della carriera, buone stagioni in B (con Modena, Brescia e Foggia) ad annate in Serie A vissute da riserva (solo otto presenze e una rete in due anni con Roma e Fiorentina), è a Napoli che ha vissuto il periodo più brillante della sua carriera.

GIORGIO BRAGLIA IN AZZURRO. Sulla panchina azzurra nel 1973, quando Braglia arrivò al San Paolo, cera Luis Vinicio: nelle tre stagioni a Napoli, disputò 80 partite di campionato, segnando 24 reti, la metà delle quali nel solo campionato 1974-75, che gli varranno il sesto posto nella classifica dei cannonieri. Braglia contribuì al secondo posto finale nella stagione 1974-75 e alla vittoria della Coppa Italia nellanno successivo: suo uno dei quattro gol che gli azzurri segnarono al Verona nella finale dellOlimpico. Croce e delizia dei tifosi, hippie del pallone con il suo capello al vento in stile Beatles.

I tifosi gli volevano bene: Braglia, Braglia, Braglia, Napoli a mitraglia, il coro che partiva dalla curva. Mitiche le sue cavalcate che però non sempre erano efficaci, ma che gli valsero comunque il soprannome di cavallo pazzo, proprio perché Braglia era in grado di saltare tutta la squadra avversaria per poi sbagliare solo davanti al portiere. Braglia, nel 2017, ha compiuto 70 anni ma, in recenti interviste, ha rivelato di avere ancora Napoli nel cuore: «E credo mi riconoscerebbero ancora in diversi, ho i capelli lunghi e i baffi, come quando giocavo. Feci crescere i capelli in onore del mio idolo George Best: motivo, questo, per cui non tifo per nessuna squadra italiana in particolare, ma il mio cuore batte per il Manchester United». Per scelta personale, aveva deciso di non tornare in quella città che lo aveva tanto amato ma, nel 2015, il richiamo fu troppo forte: il pretesto fu quello di partecipare a una trasmissione televisiva, loccasione per rivedere i luoghi che gli erano rimasti nel cuore e nella mente. 

GOL DELLEX. Il 9 febbraio 1975, Braglia realizzò il classico gol dellex: al San Paolo, il Napoli superò 2-0 la Roma. Dopo il vantaggio segnato al 12 del primo tempo da Rampanti, il raddoppio del giocatore modenese al 25 della ripresa. Sulla panchina della Roma cera Nils Liedhlom che ammise la superiorità degli avversari, nonostante i giallorossi avessero reclamato per un gol annullato per fuorigioco e per un rigore non concesso. «Abbiamo qualcosa da recriminare, ma sulla vittoria del Napoli non c’è nulla da obiettare», disse il Barone. Così i giornali dellepoca descrissero il gol di Braglia: Al 70, Rampanti crossava da sinistra: Braglia era pronto a depositare in rete di sinistro. 

GIORGIO BRAGLIA AL MILAN. Dopo il periodo napoletano, Braglia venne ceduto nel 1976 al Milan. Se il suo contributo in campionato fu assai limitato con tre sole partite disputate, fu invece decisivo per la conquista della Coppa Italia nella stagione 1976-77, in cui si aggiudicò il titolo di capocannoniere con sei reti (a pari merito con il compagno di squadra Egidio Calloni) andando a segno anche nel derby in finale a San Siro contro l’Inter. Un gol che però non gli valse la conferma per la stagione successiva: nella sessione autunnale del calciomercato fece ritorno a Foggia dove l’annata fu negativa sia per Braglia (otto presenze e nessun gol) sia per la squadra pugliese, che retrocesse in Serie B. Quel campionato fu l’ultimo ad alti livelli per Braglia che chiuse la carriera da calciatore al Siracusa: in totale, 99 presenze e 24 gol in Serie A, 95 presenze e 19 gol in Serie B.


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