I numeri, stavolta, spargono un senso d’allegria, aiutano ad uscire da quelle “bolle” insopportabili, rappresentano un tempo nuovo, ancora perfido, ma almeno incoraggiante: 41.044 spettatori fanno del “Maradona” uno stadio, lo riempiono per quel che si può - il 75% della capienza - e però aiutano ad avvicinarsi ad una normalità che non c’è ma pare si possa percepire. Si chiama, egualmente, tutto esaurito e si torna, come anni fa, in quella dimensione da tutti esauriti: aspettando una partita nell’ansia collettiva, scandendo le ore che s’avvicinano, facendo compagnia alla squadra mentre va in ritiro, salutando il Barça nel suo “eremo” sul Lungomare. Se si cerca, adesso, una madre di tutte le partite, Napoli-Barcellona è la candidata ideale per prendersi quel ruolo: c’è dentro questa ora e mezza (se non serviranno i supplementari) la sintesi di due storie che si intrecciano intorno a Sua Maestà, Diego Armando Maradona, che al decimo minuto raccoglierà il “suo” stadio e la “sua” gente in un applauso collettivo. Ci saranno 41.044 spettatori che penseranno a lui e il resto di Napoli, chi starà fuori, per strada o su un divano, farà la stessa cosa.