Come era accaduto sabato pomeriggio a Bergamo, due gol in trasferta non sono stati sufficienti alla Lazio per vincere a Marsiglia, in un ambientino davvero caldo e poco accogliente, tanto che il ministro francese German Darmanin dovrebbe preoccuparsi più dei tifosi della squadra di Sampaoli che di quelli biancocelesti, rimasti opportunamente a casa. Ma il 2-2 del Velodrome rappresenta ancora un piccolo passo avanti della squadra verso la filosofia sarriana, ancora molto diversa dalla mentalità che Simone Inzaghi per cinque anni aveva trasmesso al suo gruppo. E, comunque, è un punto conquistato dopo altre due partite positive, sempre in campionato: il successo con la Fiorentina e il 2-2 (sì, sempre 2-2) contro l’Atalanta, più o meno arrivato con la modalità di ieri sera. Lazio in vantaggio e ancora una volta raggiunta nei minuti finali, quando si è abbassata la qualità del collettivo: gli ultimi inserimenti del baby Raul Moro e dell’ex salernitano Akpa Akpro non si sono rivelati vincenti, anzi, hanno dato la forza al Marsiglia di dilagare, di pareggiare i conti con un capolavoro balistico di Payet e di sfiorare anche un clamoroso successo. Troppa la differenza tra i subentrati e i sostituiti (Felipe Anderson e Luis Alberto): la squadra biancoceleste ha provato ad alzare il muro, ma alla fine è capitolata, confermando di essere ancora molto indietro sulla fase difensiva. Se è vero che la Lazio segna molto, è anche evidente che subisce troppo, addirittura 19 gol in 11 partite di campionato. Ovvio che non ci sono ancora certi meccanismi, perché negli anni scorsi la squadra era abituata a difendersi a cinque, ma è anche chiaro che la società dovrà tornare sul mercato a gennaio e sostenere il progetto di Sarri.
Il pareggio consentirà alla Lazio di puntare ancora al primo posto del girone, che le permetterebbe di evitare il turno aggiuntivo contro una big in arrivo dai gruppi di Champions, ed è arrivato grazie al gol numero 160 di Immobile. Un gol storico, oltre che bellissimo, da vero numero 9, perché ha spinto l’attaccante di Torre Annunziata davanti a un mito come Silvio Piola, che con la maglia biancoceleste si era fermato a quota 159. Immenso Ciro anche a Marsiglia, dove non avrebbe dovuto giocare per un malanno al ginocchio: è stato il capitano a insistere con Sarri per scendere in campo, nonostante i rischi, e alla fine, come sempre, lo ha ripagato con una rete fantastica, frutto della sua ostinazione nel pressare l’avversario e della sua capacità di vedere la porta. Come a Bergamo, sperava nel gol vittoria, invece il 2-2 lo ha gelato, sempre nella fase conclusiva della partita: restano i numeri, però, a confermare che in Italia da qualche anno nessun attaccante può essere messo a confronto con Immobile, per distacco il re dei cannonieri. Con 160 gol in cinque anni e qualche mese (a una media di 32 a stagione), si riproporrà anche per la Nazionale che si giocherà il Mondiale contro la Svizzera proprio allo stadio Olimpico, dove Immobile tocca il cielo con un dito. Vedremo se qualcuno cercherà ancora di metterlo in discussione contestando le sue qualità e sostenendo che all’Italia manca un vero centravanti, una tesi che fa davvero sorridere.