Conceicao in lacrime per il gol del figlio: il gesto di un amico in tribuna

Francisco decisivo nel regalare la vittoria al Portogallo nel match contro la Repubblica Ceca
Conceicao in lacrime per il gol del figlio: il gesto di un amico in tribuna© EPA
Roberto Maida
3 min
Mentre Francisco segnava, un video ha inquadrato un uomo emozionatissimo vestito in giacca beige e maglietta bianca. Era papà Sergio, Sergio Conceiçao, che per una volta ha deciso di utilizzare i biglietti riservati ai familiari e ha assistito alla partita del Portogallo mescolato alla gente, invece di sistemarsi nel vippaio in qualità di allenatore del Porto. Aveva lo sguardo talmente smarrito nella commozione da suscitare grande empatia nei vicini di posto. Uno, da dietro, lo ha abbracciato.  

Conceicao, un figlio d'arte speciale

Cosa può desiderare di più un padre? Francisco detto Chico, che è anche un suo calciatore nel club ma non ha mai goduto di favoritismi, era alla terza presenza in nazionale. Il ct Roberto Martinez lo aveva buttato dentro al 90’ insieme a Neto e Semedo per aggiungere forze fresche. Conceiçao junior è stato rapidissimo a infilarsi nelle incertezze ceche per scaricare in rete la foga di un giovane ambizioso. Minuto 92, partita vinta. E allora gli si può perdonare anche l’ammonizione ricevuta per essersi tolto la maglia. 

Francisco e quel paragone con il papà Sergio Conceicao

Classe 2002, Chico ha anche un fratello calciatore: Rodrigo, di due anni più grande, difensore nello Zurigo. Come papà Sergio è un’ala destra ma ha caratteristiche differenti: meno tecnico, meno solido, più istintivo e guizzante. Per il momento non c’è confronto, chiaramente. Sergio ha giocato 56 volte con il Portogallo segnando 12 gol ed è stato un giocatore fortissimo. Ma Francisco piano piano sta dimostrando di meritare il calcio d’élite: segnare all’esordio in un Europeo alla sua età, in 120 secondi disponibili, non è da tutti. Anzi, tra i portoghesi solo Cristiano Ronaldo è stato più precoce. Chissà se è un buon segno: i figli d’arte tendono ad annegare nella diffidenza e nell’inadeguatezza, finché qualcuno o qualcosa non ricorda loro che il diritto di essere bravi appartiene a tutti. 

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