Italia, ora ci attendono due anni difficili

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Italia, ora ci attendono due anni difficili© LAPRESSE
Alberto Polverosi
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Non c’è nemmeno delusione. C’è solo un senso di smarrimento. Abbiamo detto mille volte che noi siamo questi, ma così male è troppo, è qualcosa che non si può accettare. Questa è l’umiliazione della nazionale campione d’Europa. La resa dell’Italia è iniziata al primo minuto della prima partita. Poi ci siamo ripresi, con l’Albania, siamo stati sfondati, dalla Spagna, abbiamo miracolosamente agguantato la qualificazione dopo 8 minuti di recupero con la Croazia e siamo stati gonfiati come una zampogna dalla Svizzera. Fine del nostro Europeo.
Verrebbe perfino voglia di scrivere non della nostra ma di quella nazionale che Yakin ha fatto maturare nel tempo fino a trasformarla in una squadra di club. Un passaggio va comunque sottolineato, quello del primo gol, made in Bologna. Nel campionato scorso la squadra di Thiago Motta aveva segnato una rete all’Olimpico contro la Roma (3-1 per i rossoblù) in fondo a un’azione con un palleggio durato oltre un minuto e mezzo attraverso 35 passaggi senza interruzione. Bene, la Svizzera ha iniziato l’azione dell’1-0 al 34'53" e l’ha conclusa al 36'20", un minuto e 27 secondi, con 31 passaggi di fila e a quel fraseggio che ci ha fatto girare la testa hanno partecipato tutt’e tre i bolognesi, Aebischer, Ndoye e Freuler, che l’ha conclusa con un colpo da campione. Noi abbiamo assistito. Avevamo un “monopasso”, così Di Gennaro l’ha definito in telecronaca. E dopo che siamo stati presi a pallonate dalla Svizzera, quando loro si sono ritirati con ordine e con l’idea di ripartire, quando ci hanno lasciato quel pallone fra i piedi, noi non sapevamo cosa farne.
E’ andata. Adesso dobbiamo pensare al Mondiale, ai prossimi due anni che dopo ieri saranno ancor più difficili e tormentati. Spalletti deve lasciare sul comodino le iniezioni di veleno, deve raffreddarsi e capire cosa lo aspetta. Non ci qualifichiamo al Mondiale dal 2014, quando in Brasile ci mise fuori il Costa Rica nel girone iniziale. E anche in Sudafrica, quattro anni prima, era andata allo stesso modo, fuori subito, dietro a Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda. Dobbiamo davvero confrontarci con la Scozia, la Bulgaria, il Galles? Siamo davvero finiti dalla prima alla terza fascia del calcio mondiale?
Ora il futuro ci spaventa perfino più di quanto ci hanno spaventato le nostre avversarie all’Europeo. Ripartiamo da un grande Donnarumma, il portiere, e poi? Dietro Buongiorno, Bastoni, non più Acerbi che avrebbe fatto comodo in questo torneo. Altre certezze non ne abbiamo. In mezzo Jorginho ha fatto il suo tempo, ma qual è e soprattutto esisterà davvero il tempo di Fagioli? Per l’attacco poi quale santo dobbiamo pregare? Scamacca è stato un peso, Retegui ha rimbalzato contro tutte le difese, di Raspadori non si vede un cenno, uno solo, di crescita.
Certo, adesso vediamo tutto nero, la pancia in tumulto si fa largo sulla mente che fatica a ragionare, ma è dura, durissima trovare un’idea per il prossimo biennio. Poteva essere il gioco, poteva essere il ct. Non si è mai visto il gioco (mezza partita con l’Albania) e il ct si è perso con la squadra. Dovremo ritrovare tutto e alla svelta. La tanto vituperata Nations League potrebbe darci una mano per riordinare le idee, però siamo nel girone di Francia e Belgio e ora dobbiamo temere anche Israele.


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