In fondo siamo usciti dall’Europeo per un episodio: alle 18 di ieri siamo entrati in campo. Errore imperdonabile, poiché da quel momento in avanti non siamo più esistiti. È stata la più brutta Italia della nostra vita. Orribile, scombiccherata, fragile, incapace di difendere, attaccare, reagire, in balia della Svizzera che non è la Francia di Mbappé, ma soltanto una buona squadra.
Siamo stati incapaci di calcio.
Il principale responsabile di questa disavventura è Spalletti, se non lo scrivessi vorrebbe dire che non lo stimo. Non posso pensare che in Germania fosse lucido, il vero se stesso: il ruolo di ct l’ha coinvolto emotivamente al punto da fargli sprecare gran parte del talento che possiede. Ha fatto, disfatto, mandato al massacro una quindicina di zombie, si è salvato solo Donnarumma che non merita una Nazionale del genere.
Con l’onestà che lo contraddistingue, Luciano dovrà riflettere sulla sua inclinazione al ruolo di commissario tecnico.
Continuo a chiedermi cosa sia successo a Di Lorenzo. E a Barella, Darmian, Mancini, Chiesa, a tutti gli altri. Come ha potuto, Scamacca, giocare una partita del genere? Già, perché Retegui...
Mi sono vergognato e non mi era mai accaduto assistendo a una partita degli azzurri. Nel ’66 ero un bambino, perciò la mia Corea è questa. So già che gli effetti saranno impressionanti per l’intero sistema.
Dal 2006 procediamo a tentativi, senza una programmazione, né un’idea, senza la volontà di fare qualcosa di buono: immagino la ferocia con cui qualcuno si scaglierà contro la federazione soltanto per sostituirsi a Gravina sulla poltrona presidenziale.
Gravina ha verosimilmente chiuso, tuttavia - visti i precedenti - chi arriverà dopo di lui penserà soltanto al ruolo, alla luce personale, non alla funzione principale del numero uno della federazione, che è quella di garantire un futuro allo sport più popolare del Paese.
Delle scuse e dei mea culpa (pur se apprezzabili) non ce ne facciamo più nulla: non servono dopo un Europeo così imbarazzante. Non ci fanno crescere. Prevalga la volontà di creare un nuovo calcio italiano.
Anche i vertici della Lega dovranno guardarsi allo specchio e farsi causa: i presidenti di club hanno riempito le loro squadre di stranieri, azzerato la figura del direttore sportivo, affidandosi agli intermediari dedicati il cui interesse è fare soldi, e adesso lottano per il ritorno delle agevolazioni fiscali a chi arriva da fuori. Oltretutto, non riconoscono il peso istituzionale della Figc.
E noi come giornalisti, e non improvvisati del web, abbiamo il dovere di cambiare registro e batterci affinché la rivoluzione non sia solo di facciata.
Dopo questo fallimento ringrazio il cielo di non aver visto l’Italia negli ultimi Mondiali: ai rimorsi preferisco i rimpianti.
Quando non ci sei puoi sempre cullarti nell’illusione che forse chissà, magari, essendoci stato, avresti potuto fare grandi cose.