Calafiori e quel titolo profetico

Leggi il commento alla prestazione del difensore del Bologna contro la Croazia
Calafiori e quel titolo profetico© Getty Images
Italo Cucci
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Ho mandato messaggi fin dall’antivigilia: non abbiate timore di giocare per vincere. Ma mi rivolgevo a Spalletti, solo a lui. Tempo fa ci parlavamo, adesso arrivo forse a mettergli sotto il naso qualche titolo di giornale. Ma non faccio il fenomeno. C’è arrivato da solo, a vincere. Con la versione volgare della fortuna. E il catenaccio moderno che si chiama 3-5-2. Forse i sapientoni non lo sanno. I compiti intelligenti li rimando a Berlino, sabato, dove il mio caro amico Civoli sparò quella breve intensa poesia d’amore. La mia dose di fortuna l’ho giocata con un titolo su queste pagine, l’altro giorno “Che bello se Calafiori battesse la Croazia”. Beh, cosa volete dal poverino che si prese sulle spalle la botta di Spagna? Non ha segnato ma ha dato la palla gol della salvezza a Zaccagni, come una vittoria.

Peccato che adesso me lo portano via di sicuro da Bologna. Comunque, amici miei, mi ero preparato un’altra storia dedicata a uno dei campioni che più ho amato, Luka Modric. Dopo quel rigore fallito e quel gol velenoso ero pronto a dargli anni di gloria. Come a Ronaldo. Adesso mi fa pensare, invece, a un passo indietro. Ha costruito da solo una vittoria, gliel’hanno buttata con una distrazione. E allora penso addirittura di aver visto il suo ultimo valzer. E ripasso - mettendoci tutti i miei anni - altri significativi addii. Come quello di Gianni Rivera il 13 maggio del 1979, quando aveva 36 anni, dopo un pareggio, Lazio-Milan 1-1. E ancora un pareggio 1-1 per il mio caro Giacomino Bulgarelli, il 4 maggio del 1975, a 35 anni: Bologna-Ascoli 1-1. Si ritirarono imbattuti. Scusate, adesso tiro un respiro e do la buonanotte a Modric.


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