Croazia-Italia a 4 o a 3? Tutte balle, meglio a 2!

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport - Stadio
Ivan Zazzaroni
3 min

Basta chiacchiere a vuoto. È domenica, fa un caldo bestia e lo scattering ci perseguita proprio mentre mancano poche ore alla madre - o forse è la zia - di tutte le qualificazioni agli ottavi. Metto subito da parte le amarezze, le critiche, le cattiverie, gli appunti tattici - io avrei messo questo, io quell’altro - e altri sparpagliamenti e mi assumo la responsabilità (a costo zero) di presentare la mia Italia anti-Croazia. Naturalmente dopo aver visto e rivisto in azione la squadra di Dalic: anche individualmente i croati li conosciamo da anni, giusto il ventunenne Sucic del Salisburgo può rappresentare una mezza incognita. Il loro calcio è invariabile. E allora avanti con una personalissima Italia, fortemente condizionata dalla prestazione con la Spagna che molto ha detto. Sento ripetere con sempre maggiore insistenza che Spalletti dovrebbe passare alla difesa a tre. Roba sorpassata: ormai tutti costruiscono 3 più 2 più 5 e difendono a uomo. Il problema non è più il disegno, bensì l’atteggiamento. A quattro o a tre, dunque? Rispondo a due, ma grosse così. E attive, attivissime. La Croazia è, come la Spagna, squadra di palleggiatori: Kovacic, Brozovic, Modric, Pasalic e lo stesso Sucic, se dovesse sostituire uno dei tre dall’inizio o nel corso della partita.

Le differenze più sensibili tra le due selezioni sono queste: gli spagnoli sono mediamente giovani, i croati “anziani”, ma anche più esperti e certamente più lenti nella proposta. Ricordo tuttavia che contro Fabian e compagnia se la sono giocata sul possesso. Inoltre gli esterni di Dalic non sono veloci come Nico e Yamal. A proposito, Kvara non me ne voglia ma, se fossi DeLa, lo venderei subito al Psg per 100 milioni e pagherei volentieri i 55 della clausola dello spagnolo del Bilbao che ha fatto a fettine Di Lorenzo. Il massimo, domani sera, sarebbe riuscire a risultare aggressivi, gasperiniani negli uno contro uno e pazienti tanto nelle fasi di possesso quanto in quelle di non possesso. Sono convinto che la principale difficoltà che incontrerà Spalletti al momento delle scelte sia di carattere psicologico: meglio puntare sull’orgoglio di chi ha fatto malissimo con la Spagna o su forze fresche? È qui che il ct dovrà dare il massimo e mettere a frutto le indiscutibili conoscenze. Volete infine i nomi dei giocatori che impiegherei fin dall’inizio? Mancini, o Buongiorno, quindi un marcatore fisico, da contatto, e poi Darmian e Zaccagni, che l’uomo lo sa puntare. A Scamacca concederei un’altra chance.

In Italia gli “sport minori” si mangiano il calcio

Non so se ve ne siete accorti, e soprattutto se l’hanno capito quelli del calcio - presidenti, manager, istituzioni, tecnici - ma l’Italia sta cambiando pelle. Si sta compiendo la rivoluzione auspicata per decenni dagli appassionati dei cosiddetti sport minori. Mentre il calcio fa acqua (rare le eccezioni), gli altri sport vanno a mille: tennis, atletica, scherma, nuoto, pallavolo, pallanuoto e sci sono di livello mondiale. Non siamo al sorpasso storico. Ma se il calcio non si dà una mossa e fa qualcosa di urgente, efficace e definitivo, tra qualche anno diventerà un dio minore.


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