Scamacca, il flop solo in Nazionale: serve capire perché

Leggi il commento al momento vissuto dal centravanti dell'Atalanta
Ugo Trani

Facile a dirsi. O a chiederlo esplicitamente al diretto interessato. Scamacca deve far gol. Eppure il centravanti è arrivato alla sostituzione - dopo 64 minuti - senza essere mai pericoloso. Semplicemente senza riuscire mai a concludere verso la porta della Spagna. E non basta ricordare la richiesta di Spalletti che lo vuole sempre primo nel pressing su chi inizia l’azione. Gianluca avrà pure lavorato per la squadra con l’obiettivo di dare un senso a ogni ripartenza dell’Italia. Ma alla fine, guardando più agli altri che a se stesso, non è stato capace di far bene niente. Nè il finalizzatore, né il pivot. Gli azzurri, del resto, hanno chiuso la partita senza mai inquadrare lo specchio della porta di Unai Simon. Se Scamacca ha fatto cilecca, non è che gli altri che lo hanno accompagnato in avanti siano riusciti a far meglio (nemmeno nel finale con Raspadori accanto a Retegui).

Gianluca, in quei pochi casi in cui ha avuto la possibilità di controllare il pallone, ha solo mostrato il suo altruismo. Ma ha quasi esagerato, cercando fin troppo i compagni e allontanandosi sempre di più dall’area di rigore della Spagna. Certo, non è stato aiutato. Non ci ha però mai provato in proprio, come se fosse frenato dalla responsabilità di quel numero 9 sulle spalle. Timido alla meta, dunque. Spalletti è intervenuto dopo l’intervallo inserendo Cambiaso e Cristante e rinunciando a metà partita contemporaneamente a Jorginho e Frattesi. Niente da fare. Zero tiri di Scamacca e della Nazionale.


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Così, dopo poco più di un’ora, il ct ha tolto pure lui, dentro Retegui, e fuori pure il suo partner più offensivo, cioè Chiesa, in campo Zaccagni. Gianluca, insomma, è uscito di scena in anticipo, sprecando la sua grande chance. Ma l’involuzione del centravanti nel match Gelsenkirchen deve far riflettere Spalletti e con lui gli azzurri. Scamacca, 18 presenze e 1 gol in Nazionale (inutile il 17 ottobre scorso a Londra: 3-1 per l’Inghilterra), ha appena chiuso la sua migliore stagione: 19 reti, 12 in A, 6 in Europa League e 1 in Coppa Italia. Se si è fermato alla Veltins Arena, bisogna capire perché.


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Facile a dirsi. O a chiederlo esplicitamente al diretto interessato. Scamacca deve far gol. Eppure il centravanti è arrivato alla sostituzione - dopo 64 minuti - senza essere mai pericoloso. Semplicemente senza riuscire mai a concludere verso la porta della Spagna. E non basta ricordare la richiesta di Spalletti che lo vuole sempre primo nel pressing su chi inizia l’azione. Gianluca avrà pure lavorato per la squadra con l’obiettivo di dare un senso a ogni ripartenza dell’Italia. Ma alla fine, guardando più agli altri che a se stesso, non è stato capace di far bene niente. Nè il finalizzatore, né il pivot. Gli azzurri, del resto, hanno chiuso la partita senza mai inquadrare lo specchio della porta di Unai Simon. Se Scamacca ha fatto cilecca, non è che gli altri che lo hanno accompagnato in avanti siano riusciti a far meglio (nemmeno nel finale con Raspadori accanto a Retegui).

Gianluca, in quei pochi casi in cui ha avuto la possibilità di controllare il pallone, ha solo mostrato il suo altruismo. Ma ha quasi esagerato, cercando fin troppo i compagni e allontanandosi sempre di più dall’area di rigore della Spagna. Certo, non è stato aiutato. Non ci ha però mai provato in proprio, come se fosse frenato dalla responsabilità di quel numero 9 sulle spalle. Timido alla meta, dunque. Spalletti è intervenuto dopo l’intervallo inserendo Cambiaso e Cristante e rinunciando a metà partita contemporaneamente a Jorginho e Frattesi. Niente da fare. Zero tiri di Scamacca e della Nazionale.


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