Italia, affrontiamo i Furetti Rossi senza paura

Leggi il commento sulla sfida tra gli azzurri di Spalletti e gli spagnoli di De La Fuente
Italia, affrontiamo i Furetti Rossi senza paura© LAPRESSE
Italo Cucci
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Intanto facciamola finita con le Furie Rosse, smettiamo di farci paura con avversari che vorrebbero imitare le mitologiche e colleriche e vendicative Erinni, solo perché ci hanno bruciato nel 2008 - finale degli Europei consegnata alla Spagna solo ai rigori dalla promettente Nazionale di Donadoni - e nel 2012 - dèbacle europea di Prandelli - fino a darci un assist per la conquista del 2021, quando Roberto Mancini ci ha riportato nella storia. E già Antonio Conte li aveva ridimensionati nel 2016. Diciamoli solo Furetti - almeno per esorcizzarli - ma anche perché, in fondo, pur con occasioni spettacolari esibite dal baby Yamal e dal mestierante “italianizzato” Morata, hanno battuto la Croazia - nobile casa di riposo dove vorrebbe ritirarsi Modric, autentica gloria dei miei tempi - che ha sofferto, fino a un pari strepitoso, l’Albania di Sylvinho. A proposito due annotazioni: Yamal è un ragazzino bellissimo e bravissimo e si grida all’audacia di De La Fuente dimenticando che un tempo il lancio dei fanciulli in fiore era tipico della nostra Nazionale, a partire da Renzo De Vecchi, esordiente a 15 anni - perciò detto “il figlio di Dio” - passando per Rivera e altri miti che vi ho appena raccontato; fino al babyrecord Pafundi che ha rivelato il tradimento dell’ideologia azzurra, visto che mentre era in Nazionale non ha mai giocato in Serie A. Per non dire di Camarda, la mia pena personale.

E Morata? Lo chiamerei la pietra dello scandalo: a partire dalla Juve che se ne liberò buttando decine di milioni per Pogba e l’italiano (sic) Suarez dopo aver insegnato allo spagnolo - serio, corretto, lavoratore - come si gioca a calcio costì. E farlo diventare un potenziale nemico con addestramento nostrano. Noterete come funzioni ormai dappertutto il Contropiede e come gli stranieri non solo sappiano copiare il nostro modulo ma si portino direttamente a casa i tecnici nostrani. (Vado fuori tema ma voglio esprimere la mia soddisfazione per il brillante esordio di Montella: mamma gli italiani!).

Io vorrei che con la Spagna non ci fermassimo mai a far torello (come con l’Albania) ma approfittassimo di Donnarumma e della sua ormai decretata funzione di santo protettore di una difesa accorta che peraltro mi dicono non abbastanza pesante (dico quintali); a costoro rispondo che dalla scuola di Bernardini han cominciato a uscire ragazzi che hanno studiato l’arte difensiva laureandosi in Piedibuoni, la facoltà orgoglio dell’Università di Coverciano. Vedrete sempre più spesso un calcio italiano aggiornato - molto ha fatto Mancini, molto sta facendo Spalletti - non tanto per moduli ispirati proprio da uno spagnolo, Guardiola, ma soprattutto osservando Barella, un 1.72 che sembra un gigante, come succedeva a qualche eroico italianuzzo d’antan.

Cosa ci manca per essere totalmente soddisfatti e ottimisti? Nessuno ha costruito un nuovo Balotelli, l’italiano vero/nero (o nero/vero) che nessun intellettuale politicamente corretto ha mai difeso da mandrie di idioti. Rivedo le sue imprese del 2012, i gol alla Germania e all’Inghilterra, il bacio alla mamma, un capitale sprecato nella finale che ci vide in ginocchio davanti alla Spagna.

Con i Furetti Rossi si può anche perdere ma l’eventuale impresa di Yamal e Morata dev’essere contrastata senza paura e - nella pratica - senza accorgimenti tattici contro natura. Con licenza dei superiori.


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