Inghilterra, che caos sotto gli occhi del principe William: chi è sotto accusa

Tre Leoni vicini  alla qualificazione, però la Danimarca li ha messi in difficoltà. Gioco assente, un palo di Foden
Roberto Maida
4 min
Il principe William esce dallo stadio sorridendo e stringendo mani, come gli impone il ruolo, ma non può aver apprezzato lo spettacolo: l’Inghilterra gioca malissimo. Very boring. Fatica tremendamente a produrre calcio di qualità nonostante un gruppo dalle potenzialità illimitate, soffre sempre a generare situazioni pericolose quando incontra una difesa compatta e si affida di conseguenza soltanto ai colpi dei suoi solisti. Avrebbe potuto anche battere la Danimarca grazie a un paio di questi lampi, il palo di Foden e la palla verticale di Bellingham sfruttata male da Watkins, ma nel complesso non ha mai dato l’idea di essere migliore dell’avversaria. Anzi, il pareggio finale premia l’atteggiamento e l’organizzazione della squadra meno attrezzata, a conferma che nel calcio anche gli allenatori contano.  

Inghilterra, la confusione in campo

Il ct inglese, Gareth Southgate, dev’essere un validissimo gestore di risorse e un ottimo manager di se stesso, altrimenti non sarebbe rimasto otto anni al timone ottenendo risultati altalenanti e prolungando la lista di tornei non vinti dalla nazione dal 1966 in poi. Però ha fatto scelte sorprendenti nelle convocazioni e continua a stupire nelle mosse strategiche: dopo aver confermato la formazione che aveva già stentato contro la Serbia, piegata solo con un capolavoro di Bellingham, a Francoforte ha sostituito tre attaccanti tutti insieme a metà del secondo tempo, compreso Harry Kane che aveva segnato il gol, gentile omaggio del terzino del Bologna Kristiansen (si era dimenticato di marcare il dirimpettaio Walker: una cosetta). Certe idee sono difficili da spiegare anche se il centravanti di riserva, Watkins, viene da una Premier innaffiata da 19 reti. Kane, 13 reti tra Europei e Mondiali, non si toglie mai in una partita da vincere. Lo stesso Foden, uno dei trequartisti più lunatici dell’Europeo, aveva appena sfornato una magia sfregiata dal legno. Perché richiamarlo proprio in quel momento? 

Inghilterra, la delusione e la tenacia

C’è un dato che più di tutti sparecchia ogni replica. L’Inghilterra, comunque quasi certa della qualificazione a 4 punti, crea così poche occasioni che le sue partite sono state finora le più basse seguendo l’indice dei gol attesi (expected goals). Con un attacco pazzesco, non è accettabile. Se si ferma Bellingham, ieri sonnolento nella prima giornata calda, non esistono altre soluzioni offensive davvero sicure. Il lato positivo è che la difesa, equilibrata nonostante le assenze, concede poco: ieri ha incassato l’1-1 a causa di un tiro da 28 metri dell’ex leccese Hjulmand, che ha stuzzicato il palo per poi entrare in rete. Ma per arrivare in fondo al torneo non puoi giocare aspettando sempre e solo l’errore dell’avversario. Quando sale il livello, prima o poi il disordine si paga. Merita invece un plauso la Danimarca di Kasper Hjulmand, soltanto omonimo del centrocampista goleador, che ha preparato la partita ingolfando i lenti ingranaggi inglesi. Hojbjerg si è distinto per un ottimo rendimento nelle due fasi tanto da attirare il premio Uefa di migliore in campo. Nel mezzo ha spezzato i rifornimenti a Bellingham confondendo Rice. E nel finale, con un altro tiro da lontano, ha fatto sperare nel miracolo i tantissimi e rumorosissimi tifosi arrivati in Germania. Forse la vittoria sarebbe stata eccessiva. Ma è comprensibile il rimpianto dei giocatori danesi negli spogliatoi: quando ricapiterà un’Inghilterra così docile? Restano i progressi enormi rispetto all’esordio contro la Slovenia: c’è 1-1 e 1-1. Adesso le prospettive di qualificazione sono ampie: potrebbe addirittura bastare un altro pareggio contro la Serbia, con soli tre punti complessivi, per festeggiare gli ottavi da seconda classificata.  

© RIPRODUZIONE RISERVATA