Italia, la carica dell'inno è un rito recente. Perché anni fa gli azzurri non cantavano

C'è stato un tempo in cui la Nazionale veniva criticata per lo scarso attaccamento perché nessun calciatore cantava durante l'esecuzione dell'inno. La svolta con Ciampi e poi a Germania 2006
Italia, la carica dell'inno è un rito recente. Perché anni fa gli azzurri non cantavano© Getty Images
Giorgio Marota
3 min

INVIATO A GELSENKIRCHEN - "Cantare come gli italiani". Anche a Euro 2024, come accade ormai regolarmente da oltre un decennio, gli organi d'informazione di tutto il mondo dedicano pagine e contenuti a uno degli aspetti che maggiormente caratterizza le nazionali azzurre: la foga, l'intensità e la passione con le quali i calciatori cantano l'inno di Mameli. Un vero e proprio "italian style" che impiega poco tempo a diventare virale, considerato l'amplomb e la misura che viceversa utilizzano inglesi, francesi e tedeschi nel momento degli inni, e che durante la sfida di Gelsenkirchen ha marcato la solita differenza con gli spagnoli, i quali hanno un inno fatto di sola musica dal quale sono state bandite per legge le parole (visto che ogni nuovo re era solito cambiarle...). 

Quando gli azzurri non lo cantavano

Forse, però, tutti non sanno che c'è stato un tempo - neppure troppo lontano - in cui gli azzurri non cantavano l'inno. Ed era considerato quasi un fatto normale: l'inno suonava, le bocche restavano cucite, gli sguardi seri. Poi qualcuno ha cominciato a sussurrarlo, ma l'interpretazione così passionale del canto degli italiani è infatti storia recente. Su Youtube si possono ad esempio trovare vari filmati che dimostrano come fino a poco prima dei Mondiali del 2006 diversi calciatori non cantavano l'inno e chi lo intonava era abituato a farlo in tono quasi dismesso, bisbigliando qualche parola qua e là. Alla vigilia di Nigeria-Italia a Usa '94, in un servizio del tg di Italia1 si parlava proprio di questo: "è giusto non cantare l'inno?". "Dai, il testo non è che sia tra i più belli" scherzò - senza particolari conseguenze - l'ex centrocampista azzurro Nicola Berti.

La svolta Ciampi e il rugby

La svolta c'è stata nei primi anni Duemila, quando il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, grande studioso dell'inno, accese il dibattito pubblico attorno all'argomento. I social ancora non esistevano, ma in tv non si parlava d'altro: "perché i calciatori non lo cantano? Hanno poco senso patriottico?", cominciarono a chiedersi le persone. La polemica montò anche in relazione al trasporto che, viceversa, utilizzavano i giocatori dell'Italrugby, che al Sei Nazioni cominciarono a "gridare" su quelle note per darsi la carica. E così Ciampi, prima dei Mondiali del 2002 in Corea e Giappone, ricordò agli azzurri "che l'inno è il risveglio degli italiani che li ha portati alla libertà" Tra il 2004 e il 2006, appunto, avvenne il cambio di registro. E da allora, niente è più stato come prima nei pre-partita della Nazionale...


© RIPRODUZIONE RISERVATA