Si potrebbe votare come suo uomo migliore Lukaku, che gioca dall’altra parte e si divora due gol. O comunque il Var, a sua volta marcatore implacabile dello stesso Lukaku, che due li butta dentro, senza però alcun valore, perché entrambi prontamente annullati dallo spietato marchingegno.
Comunque sia, non bisogna andare troppo per sottigliezze: Francesco Calzona firma qualcosa che somiglia molto a un risultato storico, battendo con la sua Slovacchia lukakizzata addirittura il Belgio, terza superpotenza mondiale (sì, certo, una volta, con calma, bisognerà anche provare a capire come faccia il Belgio a essere terza superpotenza mondiale senza vincere mai un’acca). Ci metteranno sopra la briscola raccontando questa vittoria come una favola in salsa calabrese nel derby di panchine con Tedesco, che è tedesco anche di adozione ma resta nativo di Rossano, un tiro di fucile dalla Vibo Valentia dello stesso Calzona, sappiamo bene come funziona, gli uomini del sud costretti a emigrare, il loro Paese che li snobba e loro che fanno fortuna dove invece li apprezzano, eccetera eccetera.
Sembra tutto un luogo comune, invece lo è, perché proprio le vicende di Calzona collimano con la narrazione retorica, anzi l’avvalorano in tutto e per tutto, come l’Italia intera ormai sa bene, essendo proprio Calzona l’ultimo simbolo - icona non lo voglio dire neanche sotto tortura - del romantico riscatto lontano da casa. Chi più di lui, che solo fino a un mese fa guidava il Napoli e sappiamo con quali risultati. Entrato come traghettatore, con la segreta (neanche tanto segreta) possibilità di conquistarsi il posto fisso, è mancato poco che se ne dovesse andare con la valigia di cartone tenuta assieme dallo spago. Arrivato come profeta, già allievo e secondo di Sarri, se n’è andato senza neanche una pacca sulla spalla, senza nessuno alla stazione.
C’è proprio il segno inequivocabile della vera emigrazione, tutta la sua estetica edificante, in questa riscossa di Calzona. Tornare in Slovacchia, la terra che l’ha adottato e già lo adora per la qualificazione agli Europei, poi subito battere la terza potenza mondiale nella prima partita. È vero che ha potuto contare su un fenomenale Lukaku, ma in ogni vera storia di vera emigrazione non può mancare la fortuna. Non per niente si dice che si va all’estero in cerca di fortuna. Calzona l’ha trovata, a tanti chilometri di distanza, lasciandosi alle spalle speranze svanite e cocenti disillusioni. Anche questo in fondo è un classico modulo all’italiana. E Napoli? Napoli fischiava, adesso le fischiano le orecchie. Magari il problema non era Calzona.