«Sono a Londra da tre giorni, sono qui per l’Uefa e domenica vado alla partita».
Beh, Fabio, a Londra hai casa.
«Anche».
Anche a Londra, certo. Quattro anni da selezionatore, dal dicembre 2007 al febbraio 2012, chissà quanti soldi hai guadagnato...
«Cosa dovevo fare? Lasciarli a loro? Da qualche parte dovrò pur metterli».
Fabio Capello, in una forma invidiabile, mi risponde al telefono cantando “dove sta Zazà”: è in totale leggerezza e accompagna ogni giudizio con l’inconfondibile risata. È da sempre un cittadino del mondo, curioso e viaggiatore, appassionato d’arte e di buona vita. Quando non interpreta il ruolo del miglior commentatore televisivo italiano, che gli riesce benissimo, si divide tra Milano, Marbella, Pantelleria e, appunto, la capitale inglese. «Devo dirti che Londra mi ha fatto davvero impressione. Siamo in una bolla, per le strade non vedi un turista per via della quarantena obbligatoria al rientro. Oggi sono uscito un attimo perché avevo un impegno di lavoro, a Trafalgar Square non c’era un’anima, al cambio della guardia a Buckingham Palace, quattro persone, quando di solito c’è il mondo. Sono rimasto scioccato. Irriconoscibile. In giro, solo inglesi».
Domenica a Wembley ce ne saranno oltre sessantamila e l’Uefa nel programma ci fa figurare in casa…
«Dài, ci saranno anche degli italiani, in Inghilterra ce ne sono 700mila».
Cosa dici, ce la giochiamo?
«Si può fare. L’Inghilterra è una squadra interessante, non ancora una grande squadra. A centrocampo non ha tanta qualità, tutta gente - però - che lavora, forte, aggressiva, pericolosa sugli esterni. La novità è che difende bene, prevale fisicamente e per rapidità. E poi ha l’unico centravanti dell’Europeo, Kane. I falsi nueve, ma lascia stare… L’altra sera gli inglesi hanno sofferto il pressing dei danesi, solo quando si sono posizionati hanno concesso poco e costruito buone cose».
L’Italia ha sorpreso anche te?
«Mi ha colpito l’atteggiamento: unione, spirito di sacrificio, assenza di egoismo, di personalismi. Roberto ha fatto un lavoro di selezione straordinario. Lui è un allenatore che capisce di calciatori, a differenza di tanti suoi colleghi. Anche quando arrivò al City fece un ottimo lavoro. L’Italia ha anche il miglior portiere del mondo, mentre l’Inghilterra non può dire altrettanto, in campionato Pickford non ha fatto bene, chiedere a Ancelotti. Però non sbaglia i Mondiali, né gli Europei».