Saltiamo sui materassi che è una meraviglia: due gol alla Finlandia, sei al Liechtenstein, tre alla Grecia. In questa fase dell’Europeo ci stiamo divertendo e abituando a giocare dominando. Siamo padroni della manovra, titolari della tecnica, non sembriamo neanche italiani. Merito soprattutto di Mancini: le sue scelte sorprendono, a volte spiazzano (Insigne con Belotti e Chiesa, ad Atene) ma vengono puntualmente premiate. Lui per primo sa che l’obiettivo sul breve è la crescita dell’autostima, per questo prova ad andare oltre la logica del senso comune.
Colpisce, ma non sorprende, invece, ciò che sta accadendo intorno al Mondiale femminile di calcio. Mi ricorda “Azzurra” o il “Sei Nazioni” di rugby dove peraltro becchiamo ogni anno delle suonate imbarazzanti. Fenomeni mediatici episodici, terreni ideali per forzature e derive demagogiche. Eccessi di attenzione come quello al quale stiamo assistendo tolgono spontaneità, autenticità all’evento quando invece sarebbe più utile seguirlo con la giusta naturalezza. Da zero a mille: siamo fatti così, il problema è che una volta esaurita la spinta torniamo allo zero. Da mille.
Certo, servirebbe la sobrietà, il buonsenso di Nello Governato. Ieri mattina quando Giulia, una delle sue due figlie, mi ha telefonato per dirmi tra le lacrime che «papà non c’è più, se n’è andato in sei mesi, volevo che lo sapessi da me», per la rabbia non sono riuscito a piangere. Ce l’avevo con me stesso: ho provato il disagio e l’amarezza di chi avrebbe dovuto fare e non ha fatto. Sarebbe bastata una visita all’amico: ha prevalso la pigrizia.
Nello l’avevo sentito l’ultima volta un anno fa, quando avevo assunto la direzione del “suo” giornale preferito, e la telefonata si era conclusa con la solita, divertente domanda. Dopo che gli avevo spiegato cosa stavo facendo, lui immancabilmente chiedeva: «tossiscono?» Pagano? E partiva la risata.
Lo conoscevo da una vita. Di Nello avevo fatto pubblicare un paio di libri, il più importante “Gioco sporco”, sull’affare Lentini. A lui devo la “riscrittura” de “Il sindaco pescatore”, la storia di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso ancora non si sa da chi (vergogna nazionale) il 5 settembre del 2010. Il fratello di Angelo, Dario, che da quel giorno dedica tutte le energie a tenerne viva la memoria, era il genero di Nello, che mi chiese di riordinare gli appunti mettendo mano al libro. Era un uomo di classe, l’abbigliamento sempre curatissimo, ed era amato da Boniperti e da chi aveva avuto il privilegio di lavorare con lui. Grazie a Dio, tossiscono ancora, Nello. Ma adesso perdonami dal cielo dei giusti.