Italia, col cuore in gola

Italia, col cuore in gola© Getty Images
Ivan Zazzaroni
3 min

Per i prossimi cinque giorni non svegliateci: la favola azzurra prosegue e a occhi chiusi si sogna meglio. Abbiamo appena incontrato il lupo, conosciuto la paura, commesso tanti errori e a un certo punto abbiamo dovuto ringraziare il cielo di essere ancora vivi, in partita, dentro l’Europeo. Siamo stati col cuore in gola per un’ora e un quarto, dall’inizio del secondo tempo all’ultimo secondo dei supplementari. E senza capire se stessimo giocando troppo male noi o se fossero loro a dare il fritto, ad andare oltre i propri limiti.  
 
L’Austria ha avuto a lungo più coraggio di noi, più palle, più corsa. Ha fatto di tutto per non farci palleggiare, ci ha rubato più di un’idea. Alla quarta uscita abbiamo sorprendentemente ma inevitabilmente mostrato i nostri difetti e conosciuto la sofferenza. A tratti autentica, piena, quasi insopportabile. In particolare quando siamo stati salvati da un ginocchio in fuorigioco di Arnautovic, che era riuscito a battere Donnarumma. Roba da urlare viva il Var! Un secondo urlo avremmo dovuto lanciarlo anche quando l’arbitro al video, sempre lui, ha segnalato un altro fuorigioco in un’azione che avrebbe potuto portare al rigore per l’Austria. Soltanto qualche minuto prima, i prodromi dell’angoscia: Taylor aveva concesso una punizione dal limite che per Alaba aveva comportato un infinito minuto di preparazione.  

Il terzo urlo è stato quello della liberazione. Ha allontanato i cattivi pensieri. E riempito tutta l’Italia, mentre Vialli correva ad abbracciare, stringendolo forte, Roberto Mancini. Un’emozione impagabile vedere Luca così felice, così immerso nella favola: adesso Oriali arriva solo secondo nell’abbraccio televisivo. Abbiamo urlato anche una quarta volta insieme a Pessina, la più bella sorpresa di questo torneo, un ragazzo di notevole intelligenza e sensibilità, cresciuto a Verona con Juric e completatosi in modo sfacciato a Bergamo con Gasperini. 

 
Pessina e Chiesa - uno dei tre giocatori di livello internazionale a disposizione di Mancini (Donnarumma e Verratti gli altri) - sono gli uomini che hanno cambiato il volto, la sostanza e il destino della nostra Nazionale. Oggi leggeremo che Roberto ha sbagliato la formazione iniziale oppure che ha indovinato i cambi, in fondo sono le facce di una sola verità. Del resto tutti noi saremmo ripartiti dall’inizio con Berardi e Verratti.  


Abbiamo raggiunto i quarti, il traguardo minimo ma anche quello più corrispondente al nostro effettivo valore. Da qui in avanti ogni altro passaggio superato sarà qualcosa di assai prossimo al miracolo calcistico. Non va dimenticato, però, che in manifestazioni lunghe un mese è naturale sbagliare un prova, non riuscire a dare il meglio di sé. La vittoria che nasce dalle difficoltà azzera tutto, è il reset ideale. 


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