ROMA - E’ solo l’inizio, c’è tutto il tempo di rimediare, ma un fatto va registrato: Luciano Spalletti non è contento. O meglio: è felice di tornare al lavoro dopo le vacanze, di dare il suo autorevole contributo per aiutare la Roma a crescere. Ma si sarebbe aspettato movimenti più decisi da parte della società sul mercato. A due giorni dal raduno di Trigoria, nessuno dei rinforzi richiesti è arrivato. Neppure Mario Rui, nonostante una trattativa chiusa da un mese con l’Empoli. Non è venuto meno il suo rapporto di fiducia con Sabatini, tutt’altro, ma Spalletti avrebbe preferito cominciare la stagione in un altro modo.
L’APPELLO. Erano state espresse pubblicamente, del resto, le sue necessità: «Noi di urgenze ne abbiamo: in difesa ci è rimasto solo Manolas. Rüdiger è infortunato, al posto di Digne abbiamo preso Mario Rui ma non c’è più Maicon. Dunque vanno presi intanto un centrale e un terzino destro a prescindere dalla Champions». Parole inequivocabili pronunciate il 15 giugno a Firenze. Dopo tre settimane, la rosa non è cambiata.
DIFFICOLTA’. Detto che anche un anno fa la Roma partì per il ritiro di Pinzolo con un organico molto incompleto - l’unica faccia nuova era Iago Falque - la società è stata abbastanza chiara con Spalletti: finché non si vende, non si compra. Prima di aggiungere giocatori che peserebbero sul monte ingaggi bisogna smaltire gli esuberi. E siccome un affare praticamente fatto, Ljajic al Torino, non si è concretizzato, Sabatini ha dovuto sospendere il mercato in entrata. Il risultato è che due novità importanti ci sono, i brasiliani Alisson e Gerson, ma non si tratta di calciatori indicati da Spalletti. Sono acquisti effettuati (tempestivamente) dalla società, per un totale di quasi 25 milioni di euro, quando ancora l’allenatore della Roma era Rudi Garcia. Non bastano. Non gli bastano.
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