Non ricordo di aver mai visto nulla di simile. Una tifoseria che, al di là di una non trascurabile politica degli sconti, riempie lo stadio - tra le 60 e le 65mila presenze a partita - per diciannove volte di fila, compreso un ottavo di coppa Italia contro una squadra di B, pur se nobile. E lo riempie a prescindere. Per comprendere meglio l’eccezionalità della striscia, ricordo un solo precedente: l’ultima volta che la Roma (allenatore Di Francesco) giocò a porte aperte un ottavo dello stesso torneo, il 14 gennaio 2019, avversaria l’Entella, anch’essa in B, gli spettatori furono 21mila, ovvero un terzo di quelli di ieri sera. Ora il tifoso non si preoccupa troppo della qualità dello spettacolo, che non è eccezionale (credo di aver spiegato più volte le ragioni tecniche), né dei risultati. Va allo stadio e basta. Il cambiamento di umore e atteggiamento non mi sorprende, però.
Mourinho al centro di tutto
C’è qualcosa di vagamente inglese nella stagione mourinhana: la gente partecipa all’Olimpico per lui, la guida che esalta i colori. Per un tecnico che dà gusto avere sulla panchina della propria squadra. Mou è ormai il centro di tutto (chissà per quanto ancora): è l’immagine della Roma, la sua sostanza. La proprietà americana ci mette i soldi, osserva a relativa distanza e ogni tanto cambia qualcosa, ma tace. L’area tecnica soffre i limiti imposti dall’Uefa e va avanti con le proprie idee, la propria linea, una singolare e talvolta incomprensibile coerenza. Linguaggio colto e affilato, Mourinho invece si dà: ci mette la faccia, non sempre la migliore, e non si preoccupa del prestigio conquistato in oltre vent’anni di grande calcio. Si siede e segue Roma-Genoa, soltanto uno dei tanti episodi della saga nel quale Mou e Dybala marcano nuovamente la differenza. Loro sono la diversità e fanno continuamente i conti con essa. La superiorità della Roma non è mai stata in discussione. Al punto che, come detto, Mou si è alzato una sola volta dalla panchina, quando Paolino ha subìto un colpo: ha mostrato un distacco per certi versi preoccupante.
Bove e Matic
Un filo d’aria di libertà e di autonomia avrebbe il diritto e il dovere di concederselo: un giorno capirò (capiremo) il motivo di tanto silenzioso aziendalismo. Due note per concludere. Bove ha giocato una buona gara soprattutto per la quantità di recuperi e per il vigore mostrato. Matic ha approfittato dei ritmi bassi per imporre il suo talento; gli altri hanno fatto la solita partita di impegno, ma con minori sbavature. Se il Napoli batterà la Cremonese la prossima settimana, il quarto di finale metterà di fronte Roma e Napoli e una parte dello stadio resterà senz’altro vuota.