Pagina 1 | Danilo, clamoroso retroscena: "Ero depresso, avrei potuto lasciare il calcio"

Danilo, clamoroso retroscena: "Ero depresso, avrei potuto lasciare il calcio"© EPA

"Durante una sfida con l'Alaves, Theo Hernández mi rubò la palla e crossò per Deyverson, che segnò. Vincemmo 4-1, ma è un errore che al Real Madrid non si può fare. Quella notte tornai a casa, non riuscivo a dormire e scrissi sul mio diario: Penso che sia ora di mollare il calcio". Così Danilo, capitano della Juve e del Brasile, in una lunga lettera affidata a "The Players Tribune": indirizzata ai tifosi verdeoro in vista dell'esordio della Selecao in Coppa America (martedì 25 giugno, ore 3 italiane, contro Costa Rica).

Danilo: "A 24 anni ho pensato di ritirarmi"

Poi Danilo ha aggiunto: "A 24 anni avrei, dunque, voluto lasciare il calcio. Poi ho rischiato anche una ricaduta. Mi hanno salvato i terapisti e i miei figli. La cosa più importante nel calcio per me è dare tutto quello che puoi. Ma non sempre accade. Ci saranno molti momenti in cui le gambe non funzioneranno. Quando ti svegli sentendoti terribile, pensi che tutti ti odino e che non meriti nemmeno di indossare quella maglia. Mi ha salvato vedere il gioco con gli occhi di un bambino".

Danilo: "Mi sentivo depresso, perso, inutile"

Pensieri e parole senza filtro: "Sono umano, non sono sempre stato al mio meglio. Durante la mia prima stagione al Real Madrid mi sentivo depresso, perso, inutile. In campo non riuscivo a fare un passaggio di cinque metri. Fuori non riuscivo a muovermi. La mia passione per il calcio era scomparsa e non vedevo una via d'uscita. Volevo tornare a casa mia, in Brasile, e non giocare più".


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La rinascita di Danilo: "Un onore la fascia di capitano della Juve"

Poi, la rinascita: "Ho dovuto ricordare le mie radici e la gioia di giocare non per fama o denaro, ma per divertimento. Dopo la pandemia e l'uscita dalla Coppa del Mondo avrei potuto avere potuto dire: Ho avuto una buona carriera. Ho già raggiunto il mio massimo. Ora posso rilassarmi. Ma ho fatto il contrario. Ho iniziato a sfidare me stesso per essere un leader migliore. Ed è stato allora che tutto si è illuminato per me. Quando ho ricevuto la fascia di capitano alla Juventus è stato un grande onore. Ma quando ho ricevuto quella del Brasile, è stato qualcosa di diverso. Un onore immenso, incomparabile".


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Danilo, il Brasile e la Coppa America

Sotto con la Coppa America: "Come capitano, so cosa significa la Selecao per il nostro Paese. E la Coppa America è una grande opportunità per dimostrare che il nostro gruppo comprende il peso della responsabilità di indossare questa maglia. Penso che dobbiamo giocare come se stessimo lottando per tornare a essere di nuovo dei calciatori professionisti. Abbiamo rinunciato a tutto per la nazionale. Siamo un gruppo che ha molta fame e molto orgoglio di rappresentare il nostro Paese. Non siamo stati in grado di dimostrare quanto siamo disposti a sacrificare per questa maglia. L'unico modo per cambiare questa immagine è dare anima e corpo in campo. Ogni giocatore che indossa la maglia verdeoro ne sente il peso, indipendentemente da quello che si dice in giro".


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"Durante una sfida con l'Alaves, Theo Hernández mi rubò la palla e crossò per Deyverson, che segnò. Vincemmo 4-1, ma è un errore che al Real Madrid non si può fare. Quella notte tornai a casa, non riuscivo a dormire e scrissi sul mio diario: Penso che sia ora di mollare il calcio". Così Danilo, capitano della Juve e del Brasile, in una lunga lettera affidata a "The Players Tribune": indirizzata ai tifosi verdeoro in vista dell'esordio della Selecao in Coppa America (martedì 25 giugno, ore 3 italiane, contro Costa Rica).

Danilo: "A 24 anni ho pensato di ritirarmi"

Poi Danilo ha aggiunto: "A 24 anni avrei, dunque, voluto lasciare il calcio. Poi ho rischiato anche una ricaduta. Mi hanno salvato i terapisti e i miei figli. La cosa più importante nel calcio per me è dare tutto quello che puoi. Ma non sempre accade. Ci saranno molti momenti in cui le gambe non funzioneranno. Quando ti svegli sentendoti terribile, pensi che tutti ti odino e che non meriti nemmeno di indossare quella maglia. Mi ha salvato vedere il gioco con gli occhi di un bambino".

Danilo: "Mi sentivo depresso, perso, inutile"

Pensieri e parole senza filtro: "Sono umano, non sono sempre stato al mio meglio. Durante la mia prima stagione al Real Madrid mi sentivo depresso, perso, inutile. In campo non riuscivo a fare un passaggio di cinque metri. Fuori non riuscivo a muovermi. La mia passione per il calcio era scomparsa e non vedevo una via d'uscita. Volevo tornare a casa mia, in Brasile, e non giocare più".


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