Fiorentina, la spinta del valore collettivo

Leggi il commento sulla seconda finale consecutiva di Conference League che i viola disputeranno ad Atene contro l'Olympiacos
Alberto Polverosi
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Conoscenza e consapevolezza. Sono le due parole che stasera possono aiutare la Fiorentina in una notte che tutti vorremmo memorabile. Un anno fa, questa squadra arrivò alla finale di Praga quasi senza immaginarlo, non era improvvisazione, certo, però ogni passo conduceva a una tappa inesplorata. Iniziò un cammino che non conosceva e giunse fino alla fine ignorando, sul piano pratico, le insidie di una partita del genere. Non a caso perse all’ultimo minuto con un gol che ancora oggi strozza la voce dei tifosi che rabbiosamente lo ricordano.

Conference, una Fiorentina diversa nella seconda finale di fila

Ora è diverso, ora la Fiorentina è a conoscenza di ciò che l’aspetta ed è consapevole della sua forza, dei suoi valori e della sua legittima ambizione. Questo traguardo non è arrivato passo dopo passo come un anno fa, ma l’ha voluto e l’ha cercato fin dall’inizio, l’ha fissato, programmato e alla fine raggiunto. Ora la squadra sa che non può tornare senza la coppa, sa che il suo ultimo sforzo dev’essere quello più grosso, sa che un’altra delusione renderebbe assai faticoso ricominciare. La guida un allenatore mai profondamente amato a Firenze ma che nel percorso di questi tre anni ha portato la Fiorentina oltre i propri limiti. Il valore collettivo supera i valori individuali e questo è merito di Vincenzo Italiano. Anche lui si è portato dietro per un anno intero la notte di Praga, quel gol cattivo di Bowen, la rabbia e la delusione di una sconfitta all’ultimo istante. La stessa rabbia e la stessa delusione che stasera i viola dovranno trasformare in energia positiva.

La Coppa delle Coppe vinta nel 1961 un'ispirazione per la Viola

Nessuno si nasconderà. Da Gonzalez ci aspettiamo gli spunti decisivi, da Arthur una partita da leader, da Belotti una battaglia infinita, da Kouame una corsa continua, ci aspettiamo dei gol perché l’Olympiacos non ha una difesa di ferro. Di sicuro sarà una Fiorentina consapevole di quello che può diventare entrando nella storia sessantatre anni dopo i leoni di Ibrox. Magari Hamrin, che in quella prima edizione di Coppa delle Coppe vinse la classifica dei cannonieri, potrebbe ispirare Gonzalez, e il ricordo di Gigi Milan, una fantastica mezz’ala che nelle due gare di finale contro i Rangers Glasgow segnò tre gol, potrebbe spingere Bonaventura. È passato troppo tempo perché la Fiorentina non riporti a casa una Coppa vera, sono passate sconfitte che bruciano ancora, questo è il momento di riprendersi tanto, se non tutto.

Fiorentina ad Atene con 9mila tifosi al seguito

Alla parola consapevolezza, che è più di una speranza e meno di una certezza, va affiancata anche la gente. Novemila fiorentini ad Atene, un pezzo di città che si svuota, un’onda viola che stasera entrerà nella finale con la passione e la voglia di un riscatto. Oh, novemila non sono tanti, sono un’enormità. Nel ‘61, quando la Fiorentina ha vinto la sua prima e unica coppa europea, la stragrande maggioranza di quei novemila di Atene non era nata. Sono i giovani che vogliono scrivere una storia nuova insieme alla loro squadra. Conquistando la Conference, la Fiorentina giocherebbe l’anno prossimo l’Europa League. Crescere vincendo, è Firenze che lo vuole.


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