Fiorentina, che pressione l’Europa: i 3 motivi che per non fallire contro il Rapid Vienna

Esistono delle ragioni chiave per per conquistare l’accesso ai gironi Conference League: tutti i dettagli
Francesco Gensini
5 min

Obiettivo gironi di Conference League. Anzi, imperativo. Con giusta dose di pressione che ci vuole, perché è troppo importante entrare dentro la competizione in cui la Fiorentina lo scorso anno è arrivata fino alla finale dalle mille recriminazioni contro il West Ham. Fondamentale. Tra riuscirci e non riuscirci c’è una differenza enorme, e nulla cambia se allora la Fiorentina veniva dal settimo posto e ai playoff c’era andata di diritto, mentre in questa seconda occasione il diritto gliel’ha dato l’anno di stop-Uefa alla Juventus: anzi, il traguardo va vissuto con la stessa intensità di dodici mesi fa. 

Fiorentina, il fascino dell'Europa 

Punto uno: fallirlo (l’obiettivo) significherebbe appannare il nome lucidato bene bene in Europa nell'ultima stagione lungo un percorso che, esclusi un paio di passi falsi roboanti e comunque compensati con imprese altrettanto significative, ha piazzato Biraghi e compagni sempre sul palcoscenico da riconosciuti protagonisti. E il nome lucidato non è soltanto un fatto d’immagine: è ritorni pubblicitari, è credibilità quando vai a proporre la Fiorentina a calciatori di spicco oltre confine, è marchio che rimbalza qua e là per bocche e giornali, siti e televisioni in ogni lingua del vecchio continente. Tutta roba che serve, eccome se serve, per far crescere fatturato e risorse. Senza dimenticare i venti milioni (uno più o uno in meno) che si mette in tasca chi va in fondo al torneo: non saranno i soldi della Champions League, ma sono sempre tanti soldi. 

Il progetto Fiorentina passa dal Rapid Vienna  

Punto numero due: il progetto. Con la Conference League è un conto, senza la Conference League è un altro. Soprattutto perché questo è il terzo anno che coincide ovviamente con la terza stagione di Vincenzo Italiano in panchina. Settimo posto in campionato al primo, ottavo al secondo con finali in Coppa Italia e Conference, aggiungendo però qualcosa da un punto di vista delle certezze tecnico-tattiche, della consapevolezza del gruppo, del poter provare a giocarsela con tutti al netto dei soliti errori che quelli invece non sembra esserci verso di eliminarli. E adesso, dentro questo progetto, c’è anche il Viola Park come elemento propedeutico alla crescita di tutto il mondo Fiorentina per provare a raggiungere vette inesplorate mettendo tutto insieme: squadra, centro sportivo, investimenti nel settore giovanile e sul mercato che, appunto, questi ultimi sono e saranno di una certa entità con l’Europa e di un’altra sicuramente inferiore senza Europa. E non è solo questione di fatturato. 

Fiorentina, la gestione della squadra

Punto terzo: la gestione del gruppo. Toccando ferro, amuleti e tutto quello che uno vuole, se la Fiorentina domani sera va fuori con il Rapid Vienna, si ritrova con trenta calciatori in rosa ma perdendo quindici-diciassette partite potenziali dal monte complessivo, in cui rimarrebbero le trentotto del campionato, più quelle che saranno di Coppa Italia (che fa il suo ingresso soltanto a dicembre) con un massimo di cinque e di Supercoppa Italiana (una o due in caso di finale). Poche per troppi calciatori da gestire e con unico giorno che rimane in calendario per provare a snellire la rosa.  

I tifosi della Fiorentina arma in più 

Tre buone ragioni per conquistare l’accesso alla Conference League 2023-24 e al resto ci devono pensare Firenze e i tifosi viola, a cui è richiesta una spinta forte, feroce, convinta, e più saranno allo stadio e meglio è (circa 17.000 biglietti venduti, previsione ventimila) nella consapevolezza che si tratta di dare il giusto rilievo alla Fiorentina in Europa. Serve l’entusiasmo che ha accompagnato la squadra di Italiano a Genova per il debutto e che non è mancato nemmeno nei trentamila che domenica scorsa erano sugli spalti del “Franchi” per il Lecce: credere nella rimonta è già mezzo successo. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA