Lazio, una lezione per il futuro

Leggi il commento all'eliminazione dei biancocelesti di Sarri dalla Conference League
Lazio, una lezione per il futuro© Getty Images
Alberto Dalla Palma
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E così la Lazio, come era prevedibile dopo la sciagurata partita di andata, è l’unica italiana che abbandona l’Europa senza entrare nei quarti, confermando di non amare le partite infrasettimanali, soprattutto se sono di Coppa, che sia nazionale o internazionale. Da oltre un anno, d’altronde, Sarri ripete sempre che questi tornei diventano quasi un fastidio perché non consentono alla squadra di lavorare, di allenarsi e di preparare le partite di campionato con la giusta concentrazione. E la Lazio, che da qualche mese è entrata in piena sintonia con il suo allenatore, ha perfettamente assimilato la mentalità secondo cui giocare in Europa League o in Conference è un peso piuttosto che un’occasione per guadagnare visibilità e competere per un trofeo. Dopo essere uscita da un girone dove era quasi impossibile non piazzarsi fra le prime due (oltre al Feyenoord c’erano il Midtjylland e lo Sturm Graz), la squadra biancoceleste, che era riuscita a superare i play off contro il Cluj, è stata inesorabilmente fatta fuori dall’Az, capace anche nel ritorno di ribaltare il verdetto iniziale. Il gol del vantaggio di Felipe è durato il tempo di una piccola festa: il tiro di Karlsson, assurdo per traiettoria e distanza, ha sorpreso anche Provedel e ha riportato in corsa i padroni di casa che non hanno avuto problemi a vincere e a dilagare (tre pali) quando Sarri ha scelto di effettuare le sostituzioni in vista del derby.

Il 'mal di coppa'

Stabilito che la Lazio non ha partecipato nemmeno quest’anno alla Coppa Italia (dopo il sofferto passaggio contro il Bologna, è stata subito eliminata dalla Juve senza nemmeno trovare la forza di combattere) e che in Europa ha fatto diverse brutte figure, il senatore Lotito e il ds Tare dovranno fare delle profonde riflessioni sul futuro, ammesso che continuino a lavorare insieme. Sì, perché è inutile concentrarsi solo sul campionato per cercare di arrivare in Champions, favoriti dalla penalizzazione della Juventus, e poi affrontare la manifestazione con una rosa inadeguata, senza investimenti e, soprattutto, con acquisti poco utili alla causa. Basti pensare che gli uomini su cui il club aveva investito in estate quasi quaranta milioni - il portiere Maximiano, il mediano (?) Marcos Antonio, il difensore Gila e l’ala Cancellieri - sono serenamente diventati delle riserve a cui Sarri chiede aiuto soltanto in caso di costrizione imposta dagli eventi: è possibile preparare una stagione con l’eventuale Champions da affrontare se il livello della rosa non si alza? Del vice Immobile inutile anche riparlare: la Lazio resta l’unica squadra senza un centravanti di riserva e il conto viene regolarmente pagato ogni volta che Ciro manca, a meno che Felipe non riesca a inventarsi una magia (inutile) come quella contro l’Az. 

Aspettando il derby

Sarri ha vinto l’Europa League affrontando anche la Premier ad alto livello soltanto perché nel Chelsea aveva giocatori in abbondanza e molti di grande qualità: Lotito e i suoi collaboratori sono in grado di garantirgli una rosa più competitiva investendo dei soldi e abbandonando il mercato delle scommesse (perse)? In attesa di un derby che può consentire alla Lazio di staccare la Roma in caso di vittoria o, comunque, di restare tra le prime quattro, la società s’interroghi sul futuro e si chieda se la coesistenza tra Sarri e il ds Tare è ancora possibile: il loro conflitto, inevitabile, può diventare ancora una volta devastante sul mercato, proprio come è accaduto l’estate scorsa. Non è un dettaglio da poco e Lotito dovrebbe saperlo molto bene: se pretendi la Champions, poi devi fare anche una squadra da Champions.


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